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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 08:01.
La paura della Grecia, ieri, ha fatto «novanta». In una seduta i mercati si sono rimangiati gran parte del rimbalzo di lunedì. Piazza Affari ha ceduto il 2,37%, Parigi il 2,78% e il Dax l'1,9%. Giù la stessa Londra (-1,78%). Un po' meglio Madrid (-0,8%). Nuovo tonfo, invece, per Atene (-4,4%). Dal canto loro, gli spread dei Paesi periferici sono risaliti: quello BTp-Bund, per esempio, ha chiuso a 391 punti base (erano 380 lunedì).
Politica in salsa greca
Quali le motivazioni di una simile situazione? A un'attenta analisi, salta fuori che i principali listini Ue, poco dopo le 14 di ieri, hanno preso con decisione la strada al ribasso. Tutti insieme, un po' come in una squadra di nuoto sincronizzato, si sono tuffati all'ingiù. Certo, c'era chi si trovava su un trampolino più in alto (+1,3% per l'Ibex); oppure chi, tra un balzo e l'altro, era appena riuscito a tirare fuori la testa dall'acqua (il Ftse Mib). E tuttavia, la discesa è stata comune. Le vendite, a ben vedere, sono partite quando dalla Grecia è rimbalzata la seguente notizia: Alexis Tsipras, leader del partito della sinistra radicale Syriza e nuovo premier incaricato per formare il Governo, ha escluso l'ipotesi di una coalizione che sostenga il piano di salvataggio concordato con Ue e Fmi. Non certo una novità: Tsipras, da sempre, ha espresso la contrarietà all'austerity Ue. Ma, evidentemente, lo scenario sempre più ingarbugliato in quel di Atene è stato sufficiente.
La City e la forza ribassista
Sufficiente a concretizzare l'ipotesi dell'uscita della Grecia dall'Euro oppure il suo default. Sufficiente, in una giornata dove (guarda un po') gli hedge fund e gli operatori di Londra erano tornati attivi, ad alimentare la spinta ribassista. Certo, può obiettarsi che la prova di chi ha contribuito al flusso di «sell» non si potrà mai avere. Tuttavia due giorni fa, con la City in vacanza e i risultati delle elezioni greche già ampiamente scontati, l'andamento dei listini era stato un po' diverso. E non solo. Proprio ieri, dal mondo dell'economia reale, erano arrivati dati incoraggianti. In Germania la produzione industriale è balzata all'insù del 2,8%, contro le stime dello 0,8%. Negli Usa, poi, la fiducia delle Pmi in aprile, è salita a 94,5 punti. Mentre, numero ancora più rilevante, i prezzi delle case statunitensi sono cresciuti dello 0,6%. Insomma, forse ce ne sarebbe stato a sufficienza per proseguire il rimbalzo. Ma, al contrario, ha prevalso la spinta ribassista. Il «risk off» sulle azioni, per paura del contagio greco, ha coinvolto le stesse Borse statunitensi (-0,43% per l'S&P500) che, nel classico circolo vizioso, ha spinto ancora più giù l'Europa.
Giù auto e risorse di base
Quel Vecchio continente dove, nello Stoxx 600, le risorse di base (-3,38%), l'auto (-3,17%) e l'Oil & Gas (-2,49%) sono stati i peggiori comparti di giornata. E dove le banche (-1,8%), invece, sempre a livello paneuropeo hanno contenuto le perdite. Una situazione, quest'ultima, comune a molte Borse «locali». A Milano (-2,5% il Ftse italian bank) e, soprattutto, a Madrid; qui gli istituti di credito hanno ceduto lo 0,78%. E i settori di Francoforte? Il peggiore è stato quello hi-tech, seguito dall'auto dalle banche e dai media. Alla fine, sarà pur vero che il Bund resta il bene rifugio per eccellenza (lo yield del decennale ieri è sceso a 1,54%). Tuttavia la mancata crescita Europea e l'esposizione delle banche tedesche ad Atene far tremare i polsi anche alla immarcescibile Germania.
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