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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2012 alle ore 08:14.

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La nuova governance. Il presidente di UniCredit Giuseppe Vita e l'a.d. Federico Ghizzoni. (Reuters)La nuova governance. Il presidente di UniCredit Giuseppe Vita e l'a.d. Federico Ghizzoni. (Reuters)

«Scusate il disturbo, è sabato mattina...». È cominciata così, ieri, l'avventura di Giuseppe Vita a Piazza Cordusio. A un mese dalla sua individuazione e a poche ore dalla nomina, si è presentato in conferenza stampa a Milano nella sua nuova veste di presidente di UniCredit, una veste di cui si sente «assolutamente orgoglioso» ma che per il momento sceglie di indossare con discrezione e rispetto per l'istituzione di cui si trova a capo. «Non sono un banchiere, e certo non potrò diventarlo in tre anni», dice ai giornalisti all'inizio di un colloquio durato oltre due ore. «Però – aggiunge – conosco bene i Paesi in cui UniCredit è presente, e sono certo di poter dare un contributo allo sviluppo di un gruppo che vogliamo rendere veramente europeo».
Già, l'Europa. Per questo medico classe 1935, siciliano prima ancora che italiano ma diventato tra i manager più apprezzati in Germania grazie al lavoro svolto in un colosso come Schering e oggi alla presidenza del gruppo editoriale Axel Springer, l'Europa è una vera e propria categoria mentale, uno spirito di cui UniCredit è già permeata ma che il neo presidente intende rafforzare: «Così come l'Italia o la Germania non possono farcela da sole in un pianeta da 7 miliardi di abitanti, anche la banca non può concentrarsi su un solo mercato. O riusciamo a mantenere uno sviluppo su scala europea, o non sapremo rispondere alle sfide che ci aspettano».
Più Europa per UniCredit non vuole dire meno Italia, puntualizza subito il ceo Federico Ghizzoni, «con il quale si è subito registrata una notevole empatia», di cui peraltro ieri si è avuta la prima conferma durante la conferenza stampa, un lungo ping-pong tra presidente e consigliere delegato. «Arrivo in una fase in cui molto lavoro è già stato fatto», dice Vita, «Però saremo molto prudenti nella gestione», assicura lanciando così l'assist al ceo che ricorda come la priorità di UniCredit, al momento, resti quella di «tornare a fare la la banca commerciale, ponendo ogni risorsa a sostegno dei nostri clienti».
Nominato al termine di un'assemblea in cui molti azionisti - comprese le fondazioni – hanno posto l'accento sul tema della redditività, ovvero sulla necessità che la banca torni stabilmente sulla strada del dividendo, il neo presidente si prende un impegno: «Siamo condannati ad avere successo, se lo aspettano gli azionisti così come i nostri dipendenti». Contatti con i soci prima della nomina? «Nessuno», assicura Vita, che rimarca: «Non consideratemi il difensore degli interessi di qualche azionista in modo particolare; e poi sono una persona che non cerca mai lo scontro». Preoccupazioni per la Grecia? «Il futuro è l'Europa con l'euro, e la Grecia è meglio che stia dentro. Però nessuno può costringerla, e se dovesse uscire domani i costi sarebbero comunque inferiori a un anno fa». Conflitti d'interesse con i suoi numerosi incarichi? «Mi sono già dimesso dalla presidenza di Banca Leonardo, non mi sono fatto rieleggere nel board di Barilla e sto uscendo da Allianz e Pirelli. Alla fine, resterò soltanto nel cda di Rcs e in Axel Springer».
E i dossier caldi come Fonsai, l'As Roma, o Mediobanca? E il rapporto con gli azionisti arabi? «Sono questioni di cui per ora non posso e non voglio occuparmi», taglia corto Vita, cedendo la parola al ceo Ghizzoni, pronto a ripetere le stesse risposte date poche ore prima in assemblea. Con l'ennesima sottolineatura su Fonsai («È urgente raggiungere un accordo sui concambi per la fusione tra Fonsai e Unipol, un nuovo rinvio sarebbe pericoloso») e una puntualizzazione in più sul significato della partecipazione in Mediobanca: «È il nostro unico grande investimento – dice il ceo –, e con la banca abbiamo buoni rapporti. In quanto azionisti siamo unicamente interessati alla sua crescita, e in quest'ottica non c'è nessuna incompatibilità con la nostra decisione di concentrare tutte le forze nell'attenzione ai nostri clienti».
Accanto a Vita, il board di venerdì notte aveva nominato anche i quattro vicepresidenti: Candido Fois (vicario), Khadem Abdualla Al Qubaisi, Vincenzo Calandra Buonaura e Fabrizio Palenzona.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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