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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2012 alle ore 13:10.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2012 alle ore 22:56.

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In una giornata difficile per i titoli del credito in tutta Europa è arrivata a tarda sera la bocciatura di Moody's per le banche italiane. Ben 26 istituti hanno subito il taglio da parte dell'agenzia di rating e per tutte l'outlook è negativo. E così i rating a lungo termine sono oggi di Baa3 per Mps (era Baa1) e Banco Popolare. Per Ubi banca il rating a lungo termine è stato portato a Baa2 dal precedente A3. Tra i big Intesa Sanpaolo è stata portata ad A3 da A2 così come UniCredit.

Per Moody's a questo punto i rating delle banche italiane «sono ora tra i più bassi nei paesi dell'Europa avanzata e riflettono - avverte l'agenzia in una nota - la vulnerabilità di queste banche a contesti operativi sfavorevoli in Italia e in Europa». Per l'agenzia pesano non solo le avverse condizioni di mercato con il Paese in recessione e le misure di austerità che deprimono la domanda interna, ma anche la scarsa qualità dell'attivo e le difficoltà di accesso al mercato del funding.

Nulla che non si sapesse già. Stupisce per molti versi il particolare accanimento verso l'Italia. Come se le banche spagnole per le quali il Governo ha chiesto nuovi accantonamenti per 30 miliardi dopo i 50 chiesti a febbraio non patiscano nè la recessione (più profonda che in Italia) nè la crisi dell'immobiliare con prestiti in sofferenza per 184 miliardi, il 18% del Pil di Madrid.
Ma tant'è. È tale e tanta la pressione sui titoli del credito che la bocciatura era in buona parte attesa. La stessa Moody's aveva annunciato il 15 febbraio l'avvio del processo di revisione dei rating per le banche italiane e il risultato con le tensioni delle ultime settimane non poteva che essere questo.

Il taglio di Moody's è giunto in una giornata (l'ennesima) pesante per il settore bancario non solo italiano. Le fibrillazioni sulla crisi greca e la sconfitta alle elezioni regionali del partito della Merkel hanno dipinto un lunedì nero per le banche. Lo Stoxx 600 bancario ha chiuso con un -2,76% con le banche italiane, spagnole e francesi in prima fila nei ribassi. UniCredit ha lasciato sul campo il 4,91%; l'azione di Intesa Sanpaolo si è avvicinata alla soglia psicologica di un euro in virtù del calo del 3,55%; mentre Mediobanca (-2,16%) è sempre più vicina ai 3 euro (ieri ha chiuso a 3,16 euro lontana dai 4,6 euro del punto di minimo toccato dopo la crisi Lehman). Ma l'ondata di vendite non ha risparmiato neanche i big francesi: da Natixis (-5,46%) a SocGen che perso il 4,15% a Credit Agricole con un pesante -5,5%.

Che poi il mercato tenda a liberarsi di Bankia con un tonfo del 9% non sorprende affatto. Bankia, la quarta banca spagnola ha dovuto chiedere soccorso sul fronte patrimoniale settimana scorsa inaugurando una nuova ondata di ricapitalizzazioni per le banche spagnole. Ma se il focolaio della crisi bancaria parte da Atene, tocca Madrid e Roma non si circoscrive solo ai famigerati Pigs. Ieri ha sofferto Deutsche Bank (-4%), ma sia le svizzere e le inglesi non sono state immuni dal contagio. Barclays ha ceduto il 6,4%, Rbs il 4,8%; Lloyds Bank il 5,4%. Tra le elvetiche giù Ubs del 3% e Credit Suisse del 2,6%.

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