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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2012 alle ore 06:37.

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Guido Plutino
Nel mercato finanziario del mondo precedente alla grande crisi circolava un efficace modo di dire: «Con le azioni si mangia bene. Con le obbligazioni si dorme bene». Oggi, con il rischio dilagato in tutte le asset class, distinzioni di questo genere hanno perso gran parte del loro significato e ciò induce molti cambiamenti anche nell'approccio del risparmiatore verso le diverse asset class.
In effetti la domanda principale è proprio questa: come affrontare in questo periodo il settore dei bond, in particolare di quelli societari? Tanto più che - mentre la crisi morde, l'avversione al rischio è sempre ai massimi livelli e la liquidità è merce rara - una valanga di carta sta per sommergere gli investitori di tutto il mondo, creando forti preoccupazioni sulle loro capacità di assorbimento. L'ultimo allarme è stato lanciato da Standard & Poor's: un report, che prefigura il rischio di una "tempesta perfetta", stima in ben 46mila miliardi di dollari (circa 35mila miliardi di euro) le necessità di approvvigionamento delle società non finanziarie nel periodo tra il 2012 e il 2016. Un fiume di denaro, che in realtà si divide tra rinnovo di bond in scadenza per 30mila miliardi di dollari e finanziamento di progetti e programmi di sviluppo per la parte restante.
Lo stock, che impressiona i meno esperti per la sua enormità, sarebbe del tutto sopportabile in condizioni normali e, secondo S&P, probabilmente è gestibile anche in una fase delicata, caratterizzata però da un equilibrio fragile del sistema bancario, che potrebbe limitarne notevolmente il raggio d'azione.
Ma venendo al risparmio privato, c'è da chiedersi se e fino a che punto questa abbondanza di offerte in arrivo possa rappresentare un'opportunità, oppure se il rischio sia ormai salito a livelli di guardia. Nella risposta, naturalmente, molto dipende da stile di investimento, situazione patrimoniale, obiettivi e orizzonti temporali.
Quello dei bond societari è infatti un mare magnum nel quale le semplificazioni hanno poco senso. «Negli ultimi cinque anni - spiega Olivier de Berranger, gestore del fondo Arty di Financière de l'Echiquier - il mercato obbligazionario in generale, e più in particolare quello dei corporate bond, ha attraversato una trasformazione profonda. Il mercato del reddito fisso, che in passato si concentrava su emittenti sovrani e prodotti strutturati, ora si interessa anche a un ampio numero di emittenti corporate che intendono rifinanziare le proprie attività. Le banche europee stanno riducendo rapidamente l'indebitamento nei loro bilanci e stanno forzando le aziende private a bussare direttamente alla porta degli investitori, con l'emissione di bond societari».

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