Da una parte la banca Morgan Stanley si occupava di gestire l'attesissimo debutto in Borsa di Facebook. Dall'altra i suoi analisti esprimevano dubbi sulle prospettive di crescita degli utili della stessa azienda. Il dettaglio emerge dai documenti presentati dall'istituto americano alla vigilia della quotazione, proprio mentre era in corso il roadshow con gli investitori.

Nel documento ufficiale l'analista esperto di internet Scott Devitt esprime dubbi sulla crescita del fatturato pubblicitario legato ad un utilizzo crescente del social network su smartphone. Il mercato "mobile" - scrive nero su bianco l'analista - è infatti assai meno redditizio di quello tradizionale su "desktop". Secondo altri rumors di mercato anche altre due banche che hanno sottoscritto l'Ipo della società fondata da Mark Zuckerberg, Goldman Sachs e JPMorgan, avrebbero fatto lo stesso.

Addetti ai lavori fanno notare che in passato ci sono stati diversi casi di analisti che hanno tagliato le stime di crescita di una società alla vigilia dello sbarco in Borsa. L'aspetto singolare, in questo caso, è che sia stato proprio un analista della stessa banca che ha curato il collocamento a farlo.

Il dettaglio fa emergere ulteriori dubbi sullo sbarco in borsa di Facebook, rivelatosi finora un fiasco considerato il tonfo dell'11% registrato dalle azioni già il secondo giorno di contrattazioni. Un tracollo che sembra ripetersi anche nella seduta odierna dato che le azioni della società perdono circa il 7,9% nei primi scambi a Wall Street. Le azioni quotano circa 31,34 dollari, oltre sei in meno rispetto al prezzo dell'Ipo. Un prezzo che aveva fatto storcere il naso a molti investitori perché implicava una valutazione della società pari a oltre 100 miliardi di dollari. Un po' troppo per un gruppo che ha avuto un giro d'affari da 3,7 miliardi di dollari nel 2011. Google, per dirne una, ha fatturato dieci volte tanto ma la sua capitalizzazione è intorno a 200 miliardi di dollari.

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