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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 09:03.

A giugno la Ue dovrebbe decidere a favore della ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti (probabilmente 10 miliardi), dell'accelerazione dell'uso dei fondi strutturali Ue a sostegno della crescita e lancerà su larga scala la strategia dei 'project bond' per attrarre capitale privato negli investimenti in progetti infrastrutturali (tlc, energia, trasporti) con garanzia pubblica (in vista del vertice formale di giugno). È questa la pista definita ieri dal vertice informale Ue, terminato a tarda notte. Scontro aperto, invece, sugli Eurobond: alla guida di un gruppo di paesi rigoristi, Berlino è sempre contraria. La maggioranza, però, si è pronunciata a favore.
La lunga riunione straordinaria dei capi di Stato e governo della Ue ha confermato l'aspettativa: concretamente non è stata presa alcuna decisione. Quanto alla Grecia, si è discusso di un piano B. Mentre il premier spagnolo Mariano Rajoy, alle prese con la crisi bancaria e immobiliare, in Spagna, ha chiesto aiuto alla Bce.
Il presidente Ue Herman Van Rompuy presenterà a fine giugno un rapporto sulle tappe principali necessarie per «approfondire l'unione monetaria» dato che i 27 concordano, ha detto Van Rompuy, «sul fatto che occorre passare a una nuova tappa dell'unione economica e monetaria». Al rapporto lavoreranno anche José Barroso, Jean Claude Juncker e Mario Draghi. È questa la "roadmap" decisa nella riunione di ieri durata fino a notte. Non che ci sia accordo pieno su tutto ancora: il Regno Unito è per esempio contrario all'intervento sulla Bei, ma non agli Eurobond.
Siamo alle prime tracce di un lavoro che non si concluderà a fine giugno ed è destinato lasciare diversi cantieri aperti. La questione dell'Eurobond è la più spinosa ed è anche quella di maggiore significato politico e proprio per questo ha fatto emergere la divergenza più profonda. Angela Merkel ha riproposto le sue opinioni contrarie, ma anche altri leader (Olanda, Finlandia e Svezia sono nettamente contrarie). Hollande ha sintetizzato così la situazione: «Per la Germania, nella migliore delle ipotesi, l'Eurobond, cioè la mutualizzazione di una parte del debito, è un obiettivo finale dell'unione monetaria, per me come per altri (tra cui l'Italia - ndr) è una scelta di partenza» per uno scatto ulteriore dell'Eurozona «che permette ai Paesi di finanziarsi sul mercato a tassi di interesse ragionevoli cosa che contribuirebbe alla crescita dell'economia». La discussione continua anche perché, ha indicato Mario Monti, la maggioranza dei Paesi che si sono espressi «è favorevole».
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