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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 06:42.

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MILANO
Sconti di pena per tutti, assoluzioni per gli imputati minori, ma sostanziale conferma delle condanne di primo grado per gli imputati più importanti. Questo l'esito del processo d'appello sul tentativo di scalata alla banca Antonveneta della primavera-estate del 2005. I giudici della corte d'Appello di Milano, presieduta da Luigi Cerqua, hanno dunque in parte rivisto la sentenza della seconda sezione penale del Tribunale presieduta da Gabriella Manfrin che in primo grado aveva portato a 16 condanne.
Le pene sono state ridotte per quasi tutti gli imputati: a cominciare dall'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio che in primo grado aveva riportato una condanna a quattro anni di reclusione. Per lui in Appello la Procura generale aveva chiesto tre anni. Il verdetto dei giudici di secondo grado è stato di condanna a due anni e sei mesi. Riduzione di pena anche per Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti che, al tempo dei fatti, erano ai vertici della Unipol. Per loro la procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado (tre anni): la pena è stata ridotta a un anno e otto mesi. Consorte nel corso della mattinata aveva rilasciato delle dichiarazioni spontanee e il suo avvocato Giovanni Dedola, unitamente a Franco Coppi, legale di Fazio, hanno già annunciato di volere ricorrere in Cassazione. Decisione importante anche per la stessa Unipol, finita sul banco degli imputati, insieme alla Nuova Parva, come persona giuridica sulla base della legge 231 del 2001. Il giudice di primo grado aveva disposto il sequestro di 39,6 milioni di euro della compagnia assicurativa. Ma i giudici di seconda istanza non hanno ritenuto la somma provento di reato e hanno deciso per la revoca della misura. Unipol e Nuova Parva, sono state però condannate a pagare una sanzione pecuniaria rispettivamente di 230mila e 100mila euro. Quanto agli altri imputati, Francesco Ghioldi, fiduciario svizzero, imputato per riciclaggio, uomo schermo attraverso il quale sono state montate numerose operazioni di Gianpiero Fiorani, è stato condannato a quattro anni e tre mesi (in primo grado la condanna era stata a sei anni). L'ultimo degli imputati eccellenti Luigi Zunino ha visto, oltre alla riduzione di pena (un anno e sei mesi) si è visto applicare anche i benefici della condizionale.
Per quanto riguarda Gianpiero Fiorani, amministratore delegato della Banca popolare italiana, che da ottobre è in affidamento ai servizi sociali, la sua pena è stata ridotta da un anno e otto mesi a un anno, in continuazione con la pena patteggiata da Fiorani nel corso dell'udienza preliminare.
Il suo avvocato, Michele Apicella, si è detto soddisfatto della riduzione di pena per il suo assistito «anche se continuiamo a ritenere che il reato di aggiotaggio non vi fosse» e si è detto curioso di leggere le motivazioni della sentenza per vedere come l'intera vicenda sia stata rivisitata dai magistrati di secondo grado: «Soprattutto per ciò che riguarda le motivazioni che hanno portato all'assoluzione in blocco dei cosiddetti "concertisti lodigiani"».
Tra gli assolti spicca il nome del senatore Luigi Grillo che in primo grado aveva riportato una condanna a due anni e otto mesi. Assolti altri otto imprenditori e finanzieri che avevano partecipato alla scalata: Marcello Dordoni, Giuseppe Aggradi, Luigi Gallotta, Giampiero Marini, Luigi Pacchiarini, Paolo Raimondi, Sergio Tamagni e Carlo Baietta. Quanto a Bruno Bertagnoli i magistrati hanno deciso che non vi fossero i presupposti per procedere. Nessun commento filtra dalla procura ma qualcosa di significativo sulla sentenza è possibile coglierlo già dalle modalità di lettura del dispositivo. La Corte infatti al momento della lettura dà indicazioni sui tempi del deposito delle motivazioni della sentenza, che possono essere di trenta, sessanta o novanta giorni. In questo caso nessun cenno è stato fatto in ordine ai tempi di deposito e questo ha un significato tecnico molto preciso: che le motivazioni della sentenza verranno rese pubbliche in quindici giorni.
Questo conferma l'intenzione mostrata dal collegio sin dalle primissime fasi dell'appello di procedere a tappe forzate per evitare il rischio della prescrizione del reato. Con le motivazioni depositate in 15 giorni, infatti, l'intero incartamento processuale potrebbe giungere alla Corte di Cassazione nel prossimo settembre (sessione feriale) o, al più tardi in ottobre. E questo potrebbe mettere in condizione i giudici del terzo e definitivo grado di prendere una decisione prima della scadenza di quei sette anni e sei mesi che rappresentano la soglia della prescrizione dei reati.
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