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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 10:33.

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Massimo Ponzellini con TremontiMassimo Ponzellini con Tremonti

Dalla Ferrari parcheggiata in via Veneto, davanti alla sede Iri, negli anni di Romano Prodi, fino all'ultima "cena degli ossi" sulle Dolomiti, con il Senatur Bossi e il super-ministro-Tremonti. Dalla vicepresidenza della banca europei degli investimenti alla "doppia presidenza" d Popolare di Milano e Impregilo.

Massimo Ponzellini – 61enne bolognesissimo per origini e per stile – non è mai riuscito passare inosservato e non solo per gli occhialoni a stanghetta o per una delle più invidiate ville sopra Cortina, a 2000 metri sul Passo Giau. Papà e mamma imprenditori affermati (Giulio Ponzellini era cavaliere del lavoro e consigliere superiore della Banca d'Italia) Ponzellini studia con il Prodi ruggente di fine anni '70 e lo segue quando lo professore emiliano approda meno che quarantenne al ministero dell'Industria e poi all'Iri. Fa la spola tra Bologna (dov'è diventato nel frattempo direttore generale di Nomisma, il think tank prodiano) e Roma, dove si occupa soprattutto di sviluppo al Sud.

Nei primi anni '90 – con l'Italia politico-finanziaria sconvolta da Tangentopoli – Ponzellini emigra: partecipa alla nascita della Banca europea per la ricostruzione e sviluppo, prima del salto a vicepresidente italiano della Bei per quasi un decennio. Si occupa molto di finanziamenti alle medie imprese, tesse contatti importanti con Mediobanca e con i maggiori gruppi creditizi nazionali, presso cui la banca di Lussemburgo colloca i suoi bond. Non perde i contatti con Prodi - che tuttavia trova nel frattempo in Angelo Rovati il suo "nuovo Ponzellini - ma si avvicina progressivamente a Giulio Tremonti, "dominus" emergente delle relazioni tra politica e banca nell'ultimo decennio.

E' il ministro dell'Economia che propizia il ritorno di Ponzellini nella nomenclatura nazionale: amministratore delegato della Patrimonio Spa (contenitore di asset statali da dismettere) e poi del Poligrafico. Nel 2007 diventa presidente di Impregilo, big player dei grandi lavori in Italia, snodo importante della finaza imprenditoriale italiana (Gavio, Benetton, Ligresti) e oggi al centro della scalata del gruppo Salini. Non è un caso che non lasci Impregilo quando nel 2009 - all'apice della parabola tremontiana, all'ombra della Lega Nord - il banchiere bolognese diventa numero uno anche della Popolare di Milano: strategica "cooperativa di territorio" in Lombardia, anche se al centro di perenni polemiche per il ruolo dei dipendenti-soci sindacalizzati.

Esperienza breve contrastata quella di Ponzellini in Piazza Meda: da un prestito "convertendo" Bpm collocato agli sportelli nel giugno 2009 (con perdite successive fino al 70 per cento, tanto che la Procura di Milano ha aperto un'indagine e ora l'istituto sta faticosamente cercando di conciliare con gli obbligazionisti) fino alla vicenda per la quale stamattina Ponzellini è stato arrestato (un finanziamento molto anomalo al gruppo Corallo).

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