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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 16:23.

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Sette edifici su 10 in Italia sono a rischio se colpiti da un terremoto. A lanciare l'allarme nel corso di un'adizione alla Camera è Paolo Clemente,
responsabile laboratorio rischi sismici dell'Enea, l'agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. Clemente ha spiegato che a questa percentuale si arriva considerando che la maggior parte delle case in Italia è stata costruita in assenza di normative anti-sismiche. Senza dimenticare, purtroppo come è accaduto in Emilia-Romagna, quegli edifici costruiti negli ultimi anni che però hanno ceduto ugualmente alla violenza delle scosse e che quindi con ogni probabilità non hanno seguito a regola d'arte le evoluzioni tecnologiche che consentono di offrire una protezione adeguata contro i movimenti tellurici.

Come può un cittadino italiano capire se il proprio edificio è sicuro o no. Ovvero se rientra in quel 30%di edifici considerati non a rischio?
La prima cosa da fare è individuare il progetto di costruzione dell'edificio. Non è un compito semplice dato che in molti edifici, in particolare quelli costruiti 40 o 50 anni fa, è difficile recuperarlo. Se c'è il progetto si potrebbe far rifare a un esperto una verifica del progetto. È chiaro che questo non garantisce di per sé nulla, pertanto è necessario affiancare la verifica a una serie di prove, come prelievi in calcestruzzo. Se invece non si trova il progetto l'unica strada è effettuare delle indagini sul sito. Un po' come quando si va dal medico per fare delle analisi.

Ma quanto costa?
Spannometricamente diciamo che per un condominio di 3-4 piani lo studio da parte di un ingegnere può costare fra i 50 e i 100mila euro in assenza di progetto e qualcosa in meno se l'esperto ha già in mano un progetto, quindi un'indicazione di partenza da cui far partire le analisi.

Crede che ci siano dei condomini o dei proprietari di immobili disposti a sopportare queste spese per mettere a prova di sisma gli edifici?
Si tratta di costi eccessivi che troverebbero molte resistenze dato che in Italia siamo tendenzialmente fatalisti. Ci preoccupiamo di un problema solo quando ci colpisce da vicino.

E allora come fare?
Per questo motivo abbiamo discusso recentemente nel corso di un convegno Enea di un progetto di legge che intendiamo a breve presentare in Parlamento. Un progetto che prevede la sottoscrizione da parte dei proprietari immobiilari di un'assicurazione obbligatoria sui fabbricati contro il terremoto.

Come funzionerebbe?
Una parte dei soldi ricavati andrebbe a finanziare i danni relativi a terremoti già avvenuti. Una metà andrebbe invece a prevenire nuovi danni andando a finanziare un apposito fondo per la messa in sicurezza degli edifici che oggi non lo sono.

Di quanti soldi stiamo parlando?
Il premio assicurativo stimato per singola unità immobiliare oscillerebbe tra i 100 e i 200 euro l'anno. Il costo sarebbe proporzionale alla pericolosità sismica della zona in cui è ubicato l'edificio. Ma pagherebbero ovviamente di più i proprietari degli edifici che oggi non sono a norma. In questo modo si potrebbero ricavare circa 4-5 miliardi l'anno che consentirebbe di aiutare le popolazioni terremotate e salvare le case oggi a rischio, spalmando sull'intera popolazione i costi di manutenzione delle vecchie costruzioni che senza economie di scala, e quindi, sulle spalle di singoli condomìni, sarebbero difficilmente sostenibili.

www.twitter.com/vitolops

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