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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2012 alle ore 07:12.

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Il Fondo monetario internazionale sta preparando un piano di emergenza per la Spagna, un prestito per sostenere Madrid nel caso in cui il Governo di Mariano Rajoy non riesca a trovare sul mercato le risorse necessarie a salvare Bankia, la quarta banca del Paese per la quale si stima un fabbisogno di capitale di 19 miliardi di euro. Lo scrive il Wall Street Journal, citando fonti interne all'Fmi. «Un finanziamento a tre anni per salvare la Spagna potrebbe raggiungere i 300 miliardi di euro», aggiunge il quotidiano finanziario americano. Gli ispettori dell'Fmi inizieranno lunedì l'annuale missione di analisi dell'economia spagnola «ma la discussione all'interno del dipartimento per l'Europa dell'Fmi è iniziata, qualcuno pensa - spiega la fonte dell'Fmi al Wall Street Journal - che un salvataggio della Spagna sia inconcepibile ma sarebbe altrettanto inconcepibile non prepararsi a un'eventualità del genere».

Le voci del piano di salvataggio dell'Fmi si sono diffuse sui mercati mentre era in corso a Washington un incontro tra il direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde, e il vicepremier spagnolo, Soraya Saenz de Santamaria. Dall'Fmi e dal Governo di Madrid sono arrivate secche smentite: «Nessuna richiesta di aiuto e nessun piano di salvataggio», ha fatto sapere il Fondo, mentre per il ministro dell'Economia spagnolo, Luis de Guindos, si tratta di «voci senza alcun senso».

Lo stesso premier Rajoy nei giorni scorsi aveva insistito sulle difficoltà della Spagna nel sostenere il debito: «Con lo spread sopra i 500 punti base è difficile riuscire a vivere a lungo», aveva detto il premier chiedendo all'Unione «una strategia chiara e rapida a favore dell'euro» e chiamando in causa la Bce perché intervenga «a sostegno dei Paesi che stanno rispettando i patti e si stanno impegnando nelle riforme e nel contenimento del deficit». Anche ieri il differenziale dei rendimenti dei titoli decennali spagnoli rispetto ai bund si è mantenuta vicina ai massimi da quando esiste la moneta unica, comunque sempre sopra i 530 punti base. Con l'interesse sul debito a dieci anni sopra il 6,5%, ormai vicino alla soglia del 7% oltre la quale Grecia, Irlanda e Portogallo hanno dovuto chiedere l'aiuto internazionale. Sulla Grecia è intervenuto ieri Jean-Claude Juncker: «Considerati i recenti sviluppi e i dati sulla recessione, ad Atene dovrebbe essere concesso un anno in più per realizzare il programma di risanamento concordato», ha detto il presidente dell'Eurogruppo.

Il default della Spagna, la quarta economia della zona euro, metterebbe a dura prova la capacità di intervento dell'Esm, il fondo salva-Stati europeo appena rafforzato fino a raggiungere una capienza di 750 miliardi di euro. Secondo gli analisti, un piano per evitare la bancarotta dell'economia spagnola non potrebbe valere nel complesso meno di 500 miliardi di euro.

Ad avvicinare al default la Spagna è la crisi del suo sistema finanziario dopo il crollo del settore immobiliare: le banche iberiche hanno accumulato un'esposizione verso il real estate di circa 320 miliardi di euro e secondo l'Institute of international finance, potrebbero dover sopportare ulteriori perdite legate al mattone di 260 miliardi nei prossimi due anni. Bankia, come ha sottolineato ieri anche il governatore della Bce, Mario Draghi, è l'esempio di come i Governi abbiano «sottovalutato la gravità del problema». Il timore di un peggioramento della crisi spagnola sta facendo fuggire i depositi dalle banche e i capitali dal Paese: in aprile sono stati ritirati dagli istituti di credito spagnoli 31,4 miliardi di euro; nei primi tre mesi dell'anno sono usciti dalle banche iberiche per andare all'estero 97 miliardi di euro.

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