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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2012 alle ore 11:33.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2012 alle ore 11:12.
Il ministro spagnolo del Bilancio Cristobal Montoro ha chiesto che l'Europa metta a disposizione fondi per le banche spagnole. Lo scrive Bloomberg. In un'intervista alla radio Onda Cero, Montoro ha sottolineato tuttavia che non è necessaria una quantità di fondi «eccessiva», «non parliamo di cifre astronomiche».
Lo stesso ha poi indicato che con gli attuali costi di finanziamento, i mercati sono chiusi per la Spagna. «Lo spread dice che la Spagna non ha la porta del mercato aperta e che, come Stato, abbiamo un problema di accesso ai mercati quando abbiamo bisogno di rifinanziare il debito» ha affermato il ministro, aggiungendo che «non serve una grande somma» per la ricapitalizzazione delle banche spagnole, la quale, secondo Montoro, dovrebbe avvenire attraverso i fondi di salvataggio europei.
Intanto i numeri indicano che non c'è tempo da perdere. Nel primo trimestre del 2012 gli investitori stranieri hanno ritirato 100 miliardi di euro da Madrid, mentre ad aprile sono stati prelevati dai conti correnti 31,4 miliardi.
Piano di salvataggio tecnicamente impossibile
Un piano di salvataggio a favore della Spagna è «tecnicamente impossibile». «La Spagna non può essere salvata nel senso tecnico del termine», ha affermato Montoro, «la Spagna non ne ha bisogno, ha bisogno di più Europa, di più meccanismi per l'integrazione dell'Europa». Il ministro ha aggiunto che né la Francia né la Germania hanno fatto pressioni su Madrid perché chieda aiuti internazionali.
Servono 40 miliardi
La crisi delle banche spagnole potrebbe essere superata con aiuti Ue per 40 miliardi di euro. Lo ha detto all'agenzia Efe il presidente di Santander, Emilio Botin, per il quale una tale cifra «sarebbe sufficiente». Botin ha però aggiunto che vanno evitati a qualsiasi costo aiuti diretti alla Spagna. Tali iniziative di salvataggio «danneggerebbero il Paese», ha detto Botin, per il quale i fondi necessari dovrebbero invece essere resi disponibili da un'istituzione europea o da un meccanismo di stabilità.
Se ne parla al "G7 telefonico" di oggi
Intanto la crisi dell'eurozona, con in primo piano la salute delle banche spagnole e le imminenti elezioni in Grecia, sono al centro dei colloqui che oggi i ministri finanziari del G7 terranno in teleconferenza. «I mercati - ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca Jay Carney - restano scettici che le misure finora intraprese siano sufficienti ad assicurare la ripresa in Europa e a rimuovere il rischio che la crisi possa aggravarsi. Così ovviamente riteniamo che ulteriori passi debbano essere presi».
Lo svolgimento delle teleconferenze tra i ministri di Usa, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia - riporta il Financial Times - generalmente è confidenziale e non viene divulgato. Questa volta però il ministro delle Finanze canadese Jim Flaherty ha rotto il muro di riservatezza dopo che la Germania ha fatto sapere che spetta alla Spagna, l'ultimo paese dell'Eurozona a trovarsi sotto la pressione dei mercati, decidere se chiedere assistenza finanziaria. «La vera preoccupazione - ha detto Flaherty - è certamente l'Europa, con la debolezza di alcune delle sue banche, il fatto che siano sottocapitalizzate e che alcuni paesi dell'eurozona non abbiano ancora preso misure sufficienti sulla capitalizzazione degli istituti e sulla costruzione di barriere protettive adeguate».
Il contagio dalla Grecia
La Spagna sta facendo «tutto nel modo giusto» con il suo piano di riforme ma nonostante ciò «sta venendo messa sotto pressione dai mercati». Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, intervistato da Handesblatt. Secondo Schaeuble i problemi di accesso ai mercati della Spagna sono legati soprattutto all'effetto contagio in arrivo dalla Grecia.
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