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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 13:23.

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La sede della Banca Popolare della Cina, Pechino. (Reuters)La sede della Banca Popolare della Cina, Pechino. (Reuters)

Pechino corre ai ripari e prepara le scorte per un lungo inverno che potrebbe veder frenare la corsa della sua economia troppo dipedente dalla salute e dall'importazioni dell'Occidente. La Banca popolare della Cina ha tagliato i tassi d'interesse a un anno di un quarto di punto. Si tratta del primo taglio del costo del denaro dal 2008. La PBOC ha detto in una dichiarazione che taglierà il tasso per i prestiti a un anno al 6,31% dal 6,56%, e quelli sempre a un anno sui depositi al 3,25% dal 3,50%.

Inoltre, la PBoC ha abbassato il corridoio del tasso di riferimento: in futuro il tasso sui depositi potrà salire fino al 110% del tasso di riferimento, mentre quello sui prestiti potrà scendere fino all'80% del riferimento. La Banca centrale cinese dall'inizio di quest'anno ha tagliato in più occasioni i requisiti di riserva delle banche commerciali.

Un segnale evidente di come la dirigenza del partito comunista cinese sia fortemente preoccupata dall'aumento della disoccupazione americana, della situazione della crisi europea nei suoi due focolai (banche spagnole e voto greco del 17 giugno) e del rallentamento dei Brics (oltre a Cina, quindi, Brasile, Russia, India e Sudafrica), che ora si sentono presi nella morsa di due crisi transatlantiche (e dalle diverse ricette per affrontarla) che potrebbero far male alle loro economie fortemente dipendenti dai mercati europei e americani.

LA CRISI IN CINA. La diffusione del disagio economico in Cina è evidente in questi giorni, dai mercatini di strada alle imprese delle province costiere dipendenti dalle esportazioni, aree in cui le fabbriche chiudono, ai cantieri edili delle province interne, dove la maggior parte delle aziende di costruioni sono passate da tre turni al giorno a un solo turno quotidiano di lavoro. In Qingxi, nella città di Dongguan molto orientata all'export nel sud-est della Cina, un'ondata di fallimenti ha colpito gli esportatori di componenti stereo per auto, un fatto che ha portato a licenziamenti di massa, con un effetto a catena del calo delle vendite presso i rivenditori locali.

ORA TOCCA ALL'AMERICA. La Federal Reserve resta pronta ad agire per proteggere l'economia Usa se la crisi dell'euro peggiorerà. Lo ha dichiarato il presidente della banca centrale statunitense, Ben Bernanke, in una testimonianza di fronte alla commissione economia congiunta del Congresso. Le tensioni in Europa, ha aggiunto, pesano sulle esportazioni americane, sulle imprese e sulla fiducia dei consumatori.

LA CRESCITA CINESE IN CALO: Che succede dunque al Pil cinese? Gli osservatori restano comunque prudenti. «La stima per la crescita della Cina nel 2012-2013 è dell'8%. È previsto anche un crollo dell'inflazione. Le imprese italiane devono puntare sul mercato del lusso, che attrae la classe media cinese. La crescita dei prodotti di altagamma sará del 26%». Lo ha detto Luigi Gubitosi responsabile Italia di Merrill Lynch a margine del China Capital Summit in corso a Milano. Insomma un calo è previsto ma non dovrebbe preoccupare più di tanto.

L'ATTENZIONE DI UNICREDIT: Il taglio dei tassi può far cambiare la strategia di espansione verso Pechino dei colossi e multinazionali che potrebbe dirigersi versi mercati meno cari nell'area asiatica? Non sembra proprio. La Cina «più che una opportunità è una necessità» e Unicredit, già presente in tre città (Shangai, Pechino e Canton) «vorrebbe essere ulteriormente presente ma i tempi per qualsiasi nuova apertura sono lunghi». Lo ha affermato il direttore generale Roberto Nicastro nel corso di un convegno sulla Cina. Una opinione condivisa dalla maggioranza della comunità della grandi multinazionali che continuano a scommettere (tedeschi e americani in primis) sulla crescita del gigante asiatico.

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