Trimestre in calo per la banca d'affari Goldman Sachs, che ha comunque ottenuto un risultato superiore alle attese. Il colosso finanziario statunitense ha chiuso il secondo trimestre del 2012 con un utile netto di 962 milioni, pari a 1,78 dollari per azione, in calo dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2011. Gli analisti, però, avevano previsto un utile netto di 1,17 dollari per azione. I ricavi sono scesi del 9% a 6,6 miliardi.

Sulla performance ha pesato il calo del fatturato della divisione di investment banking, messa sotto pressione da una riduzione della domanda per gli investimenti. Negli ultimi due anni la divisione che si occupa appunto di investimenti e trading, tradizionalmente una delle più solide della banca newyorkese, ha annaspato (-17 a 1,21 miliardi di dollari il fatturato del secondo trimestre, comunque in rialzo del 4,2% rispetto ai tre mesi precedenti) complice uno spostamento degli investitori su attività diverse, e possibilmente meno rischiose: nel secondo trimestre il numero di fusioni annunciate è calto al minimo dal terzo trimestre 2009.

Goldman ha riportato profitti per 962 milioni di dollari, contro gli 1,09 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso. L'utile per azione, che riflette il pagamento di dividendi su titoli privilegiati, è calato da 1,78 a 1,85 dollari, meglio appunto rispetto agli 1,16 dollari attesi dagli analisti. Il fatturato è calato del 9% a 6,63 miliardi di dollari, anche in questo caso meglio dei 6,28 miliardi attesi dal consensus. Ieri ha presentato i conti Citigroup mentre nei giorni scorsi è stata la volta di Jp Morgan.

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