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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 07:51.

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NEW YORK - Le inchieste sul settore bancario globale per lo scandalo del Libor si apprestano a dar vita ai primi arresti e alle prime incriminazioni. Le autorità statunitensi ed europee, nelle prossime settimane, dovrebbero far scattare le manette ai polsi di una rete di operatori accusati di manipolazione d'un benchmark dei tassi d'interesse – il London interbank offered rate – capace di influenzare oltre 500mila miliardi di dollari in strumenti finanziari e prestiti, dai derivati ai mutui.

Il colpo di scena nell'inchiesta, almeno per il momento, riguarda i trader e non le banche stesse. "E' coinvolta più d'una manciata di funzionari in diversi istituti", ha fatto sapere una fonte vicina agli inquirenti europei alla Reuters. Gli incriminati potrebbero emergere dai ranghi di una dozzina di dipendenti e ex dipendenti di marchi di prestigio dell'alta finanza, che vanno da Barclays a Ubs, da Citigroup a Deutsche Bank.
La svolta potrebbe non essere l'ultima: le indagini si sono intensificate anche sui gruppi bancari. Il Dipartimento della Giustizia statunitense ha indicato nelle ultime settimane di voler considerare casi penali, oltre che sanzioni amministrative, nei confronti di alcuni istituti a coronamento di indagini ormai trascinatesi per oltre tre anni. Gli iniziali sospetti sul Libor, da parte della Commodity Futures Trading Commission, risalgono infatti al 2008.

Nè le autorità sono l'unico rischio davanti alle banche: Deutsche Bank, secondo il quotidiano Handelsblatt, ha quantificato provvisoriamente in una cifra compresa tra i 300 milioni e il miliardo di dollari il costo di eventuali sanzioni sommate a risarcimenti. Elke Koenig, presidente dell'autorità di vigilanza finanziaria tedesca Bafin, aveva proprio di recente invitato le banche interessate ad accantonare un fondo speciale per coprire i danni. La pioggia di denunce da parte di investitori, società e enti pubblici che ritengono di aver subito perdite a causa della manipolazione dei tassi d'interesse, ha calcolato Morgan Stanley, potrebbe gonfiare a 14 miliardi entro il 2014 il conto legale a carico delle undici grandi banche che appaiono lambite dallo scandalo, tra le quali si trovano anche Bank of America e JP Morgan.

I primi a scattare, tuttavia, sarebbero i colpi contro un vero e proprio network di trader: le indagini hanno passato al setaccio in particolare le comunicazioni tra quattro operatori con trascorsi presso Barclays, Hsbc e Deutsche Bank. Gli inquirenti statunitensi avrebbero già preso contatto con gli avvocati difensori dei possibili accusati. Una tattica adottata forse allo scopo di forzare cooperazione e accordi extragiudiziali che consentano di fare chiarezza il più velocemente possibile su un caso che, per le sue ramificazioni, minaccia altrimenti di scuotere i mercati. E che solo se risolto in maniera convincente potrebbe aiutare a restituire trasparenza da Wall Street a Londra e fiducia tanto nel sistema finanziario che nelle authority che lo governano. Lo scandalo, indipendentemente dalla catena delle responsabilità che deve ancora essere accertata, ha evidenziato le vulnerabilità intrinseca di un benchmark come il Libor, basato su stime effettuate dalle banche.

L'assaggio della posta in gioco è stato già offerto da Barclays: i vertici della banca, finora la più coinvolta, sono stati travolti dalla crisi, a cominciare dall'amministratore delegato Bob Diamond che è stato costretto a rassegnare le dimissioni. L'istituto, a fine giugno, accanto all'epurazione di top executive ha accettato di pagare una multa record pari a 453 milioni di dollari e di avviare riforme dei controlli interni per evitare il ripetersi di violazioni divenute innegabili. In cambio l'istituto non verrà perseguito dagli inquirenti. Tra il 2005 e il 2007, all'interno di Barclays, sarebbero stati modificati ad arte i dati riportati ai fini del Libor - che viene estrapolato dai tassi ai quali le banche rivelano di essere in grado di prendere fondi a prestito da altri istituti. L'obiettivo: avvantaggiare la performance e i profitti dei trader e delle loro attività. Non basta: in seguito, durante la bufera finanziaria del 2008, i tassi riportati sarebbero stati sottostimati, questa volta per dipingere un quadro eccessivamente ottimistico della salute del gruppo.

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