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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2012 alle ore 10:23.

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Si smorzano gli entusiasmi attorno al gruppo Groupon, a distanza di nove mesi da quella che, nel novembre del 2011, era per volume l'Ipo più importante del settore Internet. Oggi i pericoli per l'azienda di Chicago vengono dal mercato e, di riflesso, dal proprio interno.

Dagli albori della quotazione in borsa il valore azionario è sceso di 7 miliardi di dollari americani, il titolo si assesta oggi a 7,55 dollari contro i 31,14 toccati subito dopo l'Ipo. Il secondo trimestre 2012 ha fatto registrare un utile netto di 28,4 milioni di dollari a fronte di ricavi pari a 568,3 milioni che – per inciso – sono al di sotto dei 574,8 milioni attesi dagli analisti. Sul fronte preoccupazioni va annotata la brusca frenata dei ricavi che sono cresciuti del 45%, meno della metà di quel +89% fatto registrare nel Q1.
Come se non bastasse i venditori stanno cercando di lasciare la nave in massa. Lo afferma sul WSJ Mike Silagadze, Ceo della software house Top Hat Monocle Inc. che dice di ricevere costantemente curriculum da venditori di Groupon la quale, a sua volta, non commenta le rivelazioni di Silagadze. Di certo c'è che 8 dei 25 venditori sul libro paga della Top Hat sono scesi dalle scialuppe di salvataggio con cui hanno abbandonato il panfilo dorato battente bandiera Groupon.

Un circolo vizioso di difficile soluzione, considerando che circa il 45% dei 12mila dipendenti del gruppo sono addetti alle vendite e le parole di un portavoce di Chicago che tendono a minimizzare, non bastano ai collaboratori per invertire la tendenza della ricerca di un altro impiego.
Ritornano alla ribalta le parole che il Ceo Groupon Andrew Mason ha pronunciato lo scorso mese di febbraio: la tanto decantata professionalizzazione sia dei flussi aziendali sia delle risorse uomo non fungono da richiamo e da collante per i dipendenti, i quali restano più aderenti alla versione resa da alcuni ex collaboratori del gruppo di Chicago che hanno denunciato il clima rigido che si respira, con obiettivi di vendita sempre più duri da raggiungere e poche possibilità di carriera.

Visione d'insieme che Groupon non riesce a fronteggiare poiché non intende, almeno per il momento, rendere pubblici i dati relativi al tournover e, va ricordato, proprio in un momento storico in cui altri colossi spremono le meningi per concedere benefit alle proprie risorse uomo, fino ad arrivare a pensare alle famiglie dei fu collaboratori.

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