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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 08:25.

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Ben Bernanke (Reuters)Ben Bernanke (Reuters)

NEW YORK - Una mossa ambiziosa, ma anche una grande scommessa che resta tutta da vincere. E che deve vincere a ogni costo. La Federal Reserve ha tenuto a battesimo una nuova e aggressiva crociata di Quantitative Easing, di stimolo dell'economia a colpi di acquisti di obbligazioni immobiliari per 40 miliardi di dollari al mese senza limiti di tempo, finchè, ha detto, la crescita non sarà migliorata a sufficienza.

Le dimensioni della scommessa, più ardita di quanto molti analisti non si aspettassero, hanno però alzato anche la posta in gioco: la credibilità stessa della Fed. Di quella cioè che è ancora oggi la più potente e influente Banca centrale globale, despositaria, in questi anni di terremoti economici, di un ruolo informale di leadership da interpretare dando l'esempio. Più della Banca centrale europea, impegnata A sua volta con proprie nuove misure eccezionali a sanare la crisi del debito dell'eurozona. O delle autorità cinesi, alle prese con gli sforzi di stimolare il leader delle economie emergenti in frenata.

Bernanke ha assicurato che il nuovo QE, senza essere «una panacea», non è un bluff e sarà efficace: spingerà l'economia «nella direzione giusta», soprattutto per ridurre un disoccupazione che il chairman della Fed considera adesso la più grave minaccia al futuro del paese. Un chiaro accento, dunque, su uno dei due mandati della Fed, la piena occupazione, anzichè sull'altro, la stabilità dei prezzi, davanti a un'inflazione sotto controllo e a una crescita asfittica. Uno degli impatti principali la manovra dovrebbe averlo sul mercato immobiliare, tallone d'Achille dell'espansione che sta dando segni di rinascita.

Gli ostacoli e le polemiche, però, non mancano negli stessi Stati Uniti. La ripresa è parsa resistere finora agli sforzi di stimolarla e tra gli analisti serpeggia il timore che nuove azioni di Qe avranno esiti sempre inferiori, al di là di un momentaneo impatto di ottimismo sui mercati finanziari. Se tutti hanno concordato sull'aggressivITà dell'intervento, qualcuno crede così che possa diventare un boomerang rivelatore dei limiti della politica monetaria: «La Fed è a corto di munizioni efficaci», hanno fatto sapere gli analisti di Mfr. Il comportamento dei mercati nei prossimi giorni, dopo il robusto rialzo di ieri, potrà diventare un primo significativo barometro delle ragioni di Bernanke.

Ma il quadro economico e i giudizi degli operatori sono solo una parte della sfida davanti alla Fed. Anche dal mondo politico non sono mancate critiche e scetticismo: l'opposizione repubblicana non ha fatto mistero di ritenere che la Fed, tanto più a ridosso delle elezioni presidenziali previste il 6 novembre, stia scherzando con il fuoco, rischi cioè di mettere a repentaglio la propria autorevolezza e indipendenza con le nuove azioni. La crescita, a loro avviso, soffre non di carenza di stimoli di politica monetaria ma di eccessi di regolamentazione e di interventi dello stato sotto l'amministrazione democratica di Barack Obama. «Sta danneggiando seriamente la reputazione dell'istituzione», ha accusato il senatore conservatore Bob Corker. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, ha da parte sua ripetutamente indicato che vorrebbe rimpiazzare Bernanke se sarà eletto e ha definito ieri «artificiale e inefficace» la manovra.

Bernanke, nominato alla Fed dal presidente repubblicano George W. Bush, non ha tuttavia battuto ciglio. Ha respinto decisamente simili sospetti, forte del consenso quasi unanime del board attorno alla sua decisione. L'unica bussola della Fed, ha detto, «sono le condizioni dell'economia». E ha semmai rilanciato nei confronti dei critici: la Banca centrale ha fatto capire di essere pronta ad alzare ulteriormente il tiro se necessario, con altri acquisti di asset accanto ai 40 miliardi mensili stabiliti. Forse ancora treasuries accanto ai bond legati ai mutui. Già ieri ha inoltre rafforzato il suo intervento con la promessa di un costo del denaro vicino allo zero da fine 2014 ad almeno la metà del 2015. La sola concessione alla politica Bernanke l'ha fatta per invitare, con severità, il Congresso americano a raggiungere un accordo fiscale su budget e deficit, che eviti il Fiscal Cliff, i bruschi tagli automatici di spesa e aumenti delle tasse che l'anno prossimo spingerebbero l'economia nuovamente in recessione e metterebbero a rischio il rating del paese. Contro un simile shock, ha ammonito, neppure la Fed potrebbe fare nulla. Di sicuro però Bernanke crede di potersi battare contro la disoccupazione e la fragile crescita. E ieri alle parole ha fatto seguire senza esitare le azioni, chiedendo agli investitori come agli operatori economici, agli imprenditori come ai disoccupati, di dargli fiducia.

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