A Londra ormai c'é "tolleranza zero" verso i peccati del settore finanziario. A dimostrarlo ieri sono comparsi in tribunale due ex trader di due banche svizzere, arrestati per truffe miliardarie. I casi di Kareem Serageldin, un tempo senior trader di Credit Suisse, e quello di Kweku Adoboli, ex astro nascente di Ubs, sono diversi e non hanno alcun collegamento tra loro: la prima truffa risale ai tempi della crisi finanziaria del 2008, la seconda è stata scoperta solo lo scorso anno. Entrambi i casi peró dimostrano come le autoritá britanniche, in stretta cooperazione con quelle Usa, stiano optando per il pugno di ferro.

Serageldin è stato arrestato a Londra con l'accusa di avere ‘gonfiato' il valore di titoli basati sui mutui immobiliari subprime tra il 2007 e il 2008, una truffa da 2,6 miliardi di dollari che risale agli anni in cui lavorava per Credit Suisse nella City. Ieri in tribunale Sarageldin, che ha doppia cittadinanza britannica e americana, ha dichiarato che si opporrá con ogni mezzo alla sua estradizione negli Usa. La posizione dell'ex responsabile globale del structured credit trading di Credit Suisse è precaria, perché nel febbraio scorso due ex subordinati, Salmaan Siddiqui e David Higgs, avevano ammesso di essere colpevoli di falsificazione di libri contabili e documenti e di frode informatica, dichiarando di avere agito dietro istruzione di Serageldin che voleva cosí coprire le perdite accumulate. I due rischiano una condanna a cinque anni di detenzione.

La Securities and Exchange Commission sostiene che "la truffa è stata ideata da Kareem Serageldin" nel 2007, quando il valore dei titoli aveva cominciato a calare. A quel punto, secondo la Sec, il trader aveva "tralasciato l'obbligo di registrare quotidianamente il valore reale dei titoli e aveva cominciato invece a dare loro un prezzo che potesse dimostrare che la sua attivitá di trading generava sempre profitti". L'obiettivo di Serageldin, secondo l'accusa, era continuare a ricevere bonus: nel 2007 il trader aveva ricevuto un bonus annuale di 1,7 milioni di dollari e incentivi straordinari di 5,2 milioni, che in seguito ha dovuto restituire.

Il valore dei titoli era stato sovrastimato di 540 milioni di dollari. Quando Credit Suisse si era accorta della truffa nel 2008 aveva licenziato Serageldin e gli altri due colleghi e aveva informato le autorità Usa e britanniche. Per coprire gli ammanchi lasciati dalle false trascrizioni, la seconda banca svizzera aveva dovuto trascrivere in bilancio perdite per 2,6 miliardi di dollari.

Serageldin, il piú alto in grado tra i banchieri accusati di truffe relative alla crisi del 2008, non si aspettava di essere arrestato in Gran Bretagna. Per evitare di essere processato negli Stati Uniti come i suoi ex colleghi l'ex trader ha rinunciato alla cittadinanza americana e non vuole essere estradato. La prossima udienza in tribunale a Londra è stata fissata per il 28 novembre. Serageldin è stato rilasciato su cauzione di 150mila sterline ma dovrá indossare un braccialetto elettronico per essere sempre reperibile.

Il suo caso è seguito con interesse sia nella City che a Wall Street perché è il primo processo per falsificazione delle ‘collateralised debt obligation' (Cdo) che tanta parte hanno giocato nella crisi finanziaria. Le autoritá stanno ora indagando sull'intero settore nel 2007, nel cruciale periodo prima dello scoppio della crisi, e si prevede ci siano altri processi e altre condanne. Ubs ha giá fatto sapere che la Sec sta indagando le valutazioni di Cdo negli ultimi mesi del 2007.

L'avvocato di Adoboli, il trader di Ubs arrestato nel 2011, invece, ieri in tribunale ha dichiarato che il suo cliente non ha agito da solo nella truffa costata 2,3 miliardi di dollari alla banca svizzera, ma assieme ad altri trader che poi "lo hanno pugnalato alla schiena". La difesa sostiene che Ubs abbia per anni ignorato se non tacitamente incoraggiato una cultura del rischio per massimizzare i profitti, salvo poi utilizzare il 32enne trader come capro espiatorio quando le perdite si sono accumulate.

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