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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 10:51.

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L'Eni dispiega tutta la sua capacità diplomatica per dissodare le difficoltà che ritardano l'avvio della produzione del grande giacimento di Kashagan, nel ricchissimo (di risorse petrolifere) ma difficilissimo (negli ostacoli ambientali) scenario del Mar Caspio.

Il nuovo appuntamento per la partenza operativa del consorzio – partecipato dall'Eni al 16,81% con identiche quote per i giganti Shell, Total, Exxon e la compagnia locale KazMunayGas, mentre ConocoPillips ha l'8,4% e Inpex il 7,56 – è per i primi mesi del prossimo anno, con l'ennesimo slittamento rispetto al via promesso per il 2008.
Ma intanto l'Eni, nel quadro degli accordi che accompagnano anche le altre attività petrolifere locali, in particolare quelle nell'area del Karachaganac, accelererà gli investimenti e i progetti comuni nelle infrastrutture non solo energetiche del Kazakhstan.

I piani per la costruzione di un cantiere navale nel Caspio e una grande centrale elettrica a turbogas nella regione occidentale del Paese sono stati al centro di un colloquio avuto ieri dall'ad dell'Eni Paolo Scaroni con il Presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, in occasione del Forum Euroasiatico in corso nella capitale Astana. Incontro che «si è svolto in un clima cordiale e costruttivo» e nel quale – rimarca l'Eni in una nota – Scaroni ha confermato «la propria visione positiva» sulle prospettive delle attività petrolifere nell'area.

Sfida comunque difficile, soprattutto nel problematico bacino offshore del Kashagan, oppresso da inverni polari, estati torride e altissime quantità anidride solforosa in tutto ciò che si estrae. Tant'è che qualche socio del consorzio Ncoc (North Caspian Operating Company) sta di nuovo pensando di mollare la presa. Conoco Phillips avrebbe appena deciso di mettere in vendita la sua intera quota, a quanto riferiva sempre ieri in occasione del Forum di Astana il ministro del petrolio kazako, Sauat Mynbayev, secondo il quale altri soci del consorzio potrebbero però essere interessati a rilevare la quota, a partire proprio dalla compagnia di Stato kazaka, che così acquisirebbe la posizione di leader. Altri azionisti permettendo.

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