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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2012 alle ore 10:12.

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Nella foto il manager italo-canadese, Sergio MarchionneNella foto il manager italo-canadese, Sergio Marchionne

«Opel non è in vendita, e General Motors mantiene il suo pieno appoggio a Opel; quest'ultima è una parte pienamente integrata della struttura globale di Gm ed è vitale per il futuro successo di Gm in Europa». Così Steve Girsky, numero uno dell'azienda tedesca (e vicepresidente della Gm) ha commentato il rinnovato interesse di Fiat a un'intesa con Opel. Girsky afferma anche che «l'alleanza tra Gm e Psa Peugeot sta rispettando appieno il ruolino di marcia».

Ieri Sergio Marchionne aveva riaperto il dossier Opel, puntando a un accordo con la casa tedesca nell'ipotesi in cui l'alleanza con Peugeot si arenasse e Opel venisse lasciata al suo destino da Gm (che nel 2009 voleva venderla ma ha poi deciso di avviare il risanamento). Ma la netta presa di posizione di Girsky non sembra lasciare spazi a un'eventuale proposta del Lingotto.

Da quanto si era appreso, il Lingotto starebbe preparando una nuova proposta per arrivare all'azienda tedesca, per la quale era già scesa in campo nel 2009 quando la casa madre General Motors voleva venderla. Ma sulla strada di Sergio Marchionne – amministratore delegato della Fiat – c'è ora un ostacolo in più rispetto ad allora: General Motors ha firmato all'inizio di quest'anno un'alleanza strategica con Psa Peugeot, cementata dell'acquisto del 7% dell'azienda francese. L'idea del manager italo-canadese (che è anche numero uno di Chrysler, controllata al 58,5% dall'azienda torinese) è di ottenere Opel praticamente a costo zero, non diversamente da quanto accaduto con la prima quota di Chrysler e non diversamente dal contenuto della proposta su Opel del 2009.

Il progetto non è ancora stato formalmente sottoposto a General Motors (anche se Marchionne ha contatti regolari con il numero uno Dan Akerson). Premessa perché sia possibile è uno scioglimento dei rapporti tra americani e tedeschi da un lato, francesi dall'altro; ma soprattutto è necessario che General Motors abbandoni i tentativi di risanare Opel. L'azienda tedesca, così come Peugeot e Fiat, del resto, è in rosso per la crisi del mercato europeo: nei primi sei mesi del 2012 ha perso quasi 500 milioni di euro a livello operativo contro i 662 di Psa e i 354 di Fiat Auto in Europa. Gm, che ha inviato in Europa il numero due Steve Girsky e ha sostituito qualche mese fa il numero uno tedesco di Opel Karl-Friedrich Stracke, è impegnata nella definizione di un nuovo piano di riassetto e ha di recente ribadito in un'intervista al Sole 24 Ore il proprio impegno per gli investimenti in Europa, nonostante la crisi (e a differenza di Fiat).

Marchionne aveva presentato, come ricordato, un'offerta ufficiale per Opel nel 2009; e anche dopo il "no" di Angela Merkel (allora si parlava di aiuti statali) era tornato alla carica con gli americani. Contatti con loro e con i francesi ci sono stati fino all'inizio di quest'anno, quando l'intesa tra General Motors e Psa Peugeot, annunciata alla vigilia del Salone di Ginevra, ha sparigliato le carte. L'alleanza Opel-Peugeot dal punto di vista operativo è ancora nella fase preliminare di individuazione dei progetti e delle possibilità di cooperazione. Il prossimo vertice, previsto tra un paio di settimane, potrebbe essere decisivo per definirne i contorni: se cioè l'intesa sarà a tutto campo o avrà un profilo più basso. Il colosso di Detroit, che non intende mettere altri soldi in Peugeot e che ha svalutato la quota rispetto al prezzo di acquisto (adesso è in carico a meno di 200 milioni di euro), potrebbe decidere che il gioco non vale la candela e magari rimettere in discussione la stessa quota in Opel. Su questo punta Marchionne, che in sostanza propone agli americani di «alleggerirli» del peso – a un prezzo simbolico.

Il manager del Lingotto non ha in realtà mai smesso di ritenere inevitabile un consolidamento del settore in Europa. E non ha smesso di cercare un socio europeo, prima di tutto per un motivo che ha spiegato già a Detroit a gennaio: «Un investimento per un'auto come la Punto, oggi come oggi, non si ripagherebbe». È con questa giustificazione che l'erede della piccola Fiat (prodotta a Melfi) è stata congelata almeno fino al 2014; e non è detto che Marchionne non aspetti proprio un'intesa con Opel per sbloccarla. Ma Fiat non ha già Chrysler? In realtà Opel permetterebbe risparmi sui costi di progettazione e industrializzazione delle vetture di piccole dimensioni, sulle quali ci possono essere poche sinergie con Chrysler (e sulle quali Fiat e Opel hanno già lavorato insieme dieci anni fa, all'epoca dell'alleanza Fiat-Gm).
L'operazione comporterebbe però enormi problemi pratici (di execution, direbbero gli americani). Il primo è la gestione della capacità produttiva in eccesso: almeno un paio di stabilimenti sarebbero di troppo. In secondo luogo, è da verificare come e quanto General Motors possa voler rafforzare indirettamente la Chrysler; non bisogna dimenticare che la proprietà intellettuale delle piattaforme su cui le auto Opel sono costruite fa capo a Gm. Per non parlare della gestione di due marchi dall'immagine simile e diretti concorrenti in Europa.

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