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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2012 alle ore 23:27.

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Il Fondo monetario internazionale ha consistentemente rivisto in peggio le previsioni sull'economia dell'Italia: ora per quest'anno si attende una recessione del 2,3 per cento in termini di Pil, mentre nel 2013 la contrazione proseguirà con un ulteriore meno 0,7 per cento. Cifre contenute nel nuovo World Economic Outlook, pubblicato dall'istituzione di Washington in occasione delle assemblee autunnali assieme alla Banca Mondiale. In entrambi i casi si tratta di revisioni in peggio di 0,4 punti percentuali rispetto alle stime sull'Italia aggiornate lo scorso 16 luglio.

Sul 2012 il dato italiano è il peggiore tra i grandi paesi avanzati, mentre guardando a tutta l'area euro è la terza recessione più forte dopo il meno 6% previsto dal Fmi per la Grecia e il meno 3% del Portogallo. Non meno preoccupanti le previsioni sul mercato del lavoro: dall'8,4% medio registrato sul 2011, la disoccupazione è attesa in aumento al 10,6% sull'insieme di quest'anno. Inoltre secondo il Fmi subirà un ulteriore aggravamento nel 2013 raggiungendo l'11,1%.

L'economia globale rallenta
Il Fondo monetario internazionale ha rivisto in peggio anche le previsioni sull'economia globale, rilevando che «la ripresa ha subito nuove battute d'arresto mentre l'incertezza pesa con forza sulle prospettive». Ora per quest'anno l'istituzione di Washington si attende una crescita globale del 3,3 per cento, in netto rallentamento dal 3,8 per cento del 2011 e dal 5,1 per cento del 2010, mentre sul 2013 il Fmi stima un più 3,6 per cento. Sul 2012 la stima è stata abbassata di 0,2 punti percentuali, sul 2013 di 0,3 punti.

Nella sua analisi il Fmi parla di fattori ben noti che stanno guidando l'economia - come i piani di risanamento dei conti e la debolezza finanziaria che frenano la crescita, laddove all'opposto le politiche monetarie espansive, fatte di tassi bassi tendono a stimolare l'attività - ma non solo. «Al lavoro sembra esserci di più di queste forze meccanicistiche - scrive il capo economista Olivier Blanchard nell'editoriale - ovvero un generale clima di incertezza». È difficile valutarne esattamente gli effetti e la natura, ma se si riuscisse a smorzare questa incertezza, afferma il Fmi, la situazione potrebbe evolversi ben meglio del previsto.

Eurozona quasi al palo nel 2013. Grecia nel baratro
Un anno di ricaduta in recessione, il 2012, che verrà seguito da un 2013 di crescita quasi al palo: queste le prospettive non esaltanti per l'area euro, secondo le nuove previsioni stilate dal Fondo monetario internazionale nell'aggiornamento del World Economic Outlook. Per quest'anno è previsto un calo dello 0,4 per cento del Pil complessivo di Eurolandia, cui seguirà un limitato più 0,2 per cento il prossimo: cifre richieste in peggio rispettivamente di 0,1 e 0,5 punti percentuali rispetto a sei mesi fa. Un quadro generale che ancora una volta nasconde dinamiche divergenti tra i paesi dell'Unione valutaria, che da un estremo vede la Germania limitare i danni con tassi di crescita modesti - più 0,9 per cento su 2012 e 2013 - dall'altro vede la Grecia sprofondare sempre più nel baratro.

La penisola ellenica infatti non riuscirà a sganciarsi dalla recessione e dopo un meno 6,9 per cento del Pil nel 2011 subirà un ulteriore meno 6 per cento nel 2012 e un meno 4 per cento nel 2013. E intanto la disoccupazione proseguirà con una impennata tale da raggiungere il valore più elevato in Europa, perfino oltre quello della Spagna: secondo il Fmi la disoccupazione in Grecia toccherà il 23,8 per cento quest'anno e il 25,4 per cento nel 2013.

Spagna, disoccupazione alle stelle. Si salva l'Irlanda
In Spagna invece dopo un 24,9 per cento quest'anno la disoccupazione salirà al 25,1 per cento nel 2013, con un Pil al meno 1,5 per cento sul 2012 e al meno 1,3 per cento nel 2013. Male anche il Portogallo, che vedrà il Pil calare del 3 per cento quest'anno e di un altro 1 per cento nel 2013, anche qui la disoccupazione è in forte aumento fino al 16 per cento il prossimo anno. Mentre si salva l'Irlanda, tornata a crescere con un più 0,4 per cento nel 2012 e un più 1,4 per cento nel 2013.

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