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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 13:10.
Monti sarà il primo ministro anche nel 2013? O sostituirà Giorgio Napolitano al Colle? Mentre ci sono altre voci che lo danno come ministro delle Finanze di un nuovo governo di centro-sinistra. E se invece lasciasse la politica italiana, concentrandosi esclusivamente sulla presidenza del Consiglio europeo nel 2014, quando scade l'attuale mandato di Herman Van Rompuy?
Sono interrogativi importanti che sia i cittadini italiani che gli investitori internazionali si pongono quando la campagna elettorale per le prossime elezioni parlamentari in Italia in primavera comincia (seppur con profonde incertezze tra le coalizioni) a entrare nel vivo.
In sostanza: la credibilità internazionale italiana è ancora tutta sulle spalle del professore Mario Monti? Se è vero - anche se manca la prova del nove - che come ha detto lo stesso primo ministro qualche mese fa al Wall Street Journal che in assenza di un governo tecnico lo spread tra BTp e Bund (termometro della crisi) sarebbe potuto arrivare a quota 1.200, è plausbile credere che un cambio di ruolo nei prossimi mesi di Monti possa ugualmente incidere sul tasso di interesse che l'Italia paga sul proprio debito e sull'andamento dei mercati?
Scenario 1: Monti ancora primo ministro
Ipotizzando che Monti resti primo ministro anche dopo le elezioni della primavera del 2013 gli esperti concordano che il trend di riforme attuato dal suo primo governo tecnico dovrebbe proseguire. L'austerity si paga in termini di crescita (il Pil quest'anno dovrebbe arretrare del 2,4% per confermarsi in recessione anche nel 2013) ma, salvo un inaspettato ulteriore peggioramento del quadro europeo, l'Italia potrebbe evitare di chiedere gli aiuti all'Unione europea tramite il fondo Esm che nei fatti porrebbero il Paese in amministrazione controllata con una cessione (più che una condivisione simmetrica come auspicabile) della sovranità nazionale.
«Lo scenario ideale per i mercati sarebbe una forte e stabile maggioranza (destra o sinistra è indifferente) pro-riforme, con Monti garante della continuità del processo di ristrutturazione del "sistema Italia" - spiega Edoardo Chiozzi Millelire, responsabile per l'Italia di Convictions am -. L'importante è che gli investitori del nostro debito abbiano fiducia nel nostro paese; bisogna che siano rassicurati che le riforme fin qui realizzate siano mantenute e che continuino, perché c'è ancora tanto da fare per restaurare la competitività ed aumentare il potenziale di crescita a lungo termine del nostro Paese».
Scenario 2: Monti ministro delle Finanze
«Al momento il recupero di fiducia sull'Italia è stato trainato dalle scelte politiche coraggiose che solo un governo "tecnico" che non ha responsabilità elettorale poteva fare - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig -. La soluzione preferibile dai mercati potrebbe essere quella di tenere Monti all'interno del governo che vincerà le prossime elezioni». Quindi anche l'ipotesi di un ruolo da ministro delle Finanze non sarebbe sgradita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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