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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 13:10.

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Scenario 3: Monti presidente della Repubblica
E se Monti si candidasse per la presidenza della Repubblica e vincesse subentrando a Giorgio Napolitano? La domanda si giustifica nel fatto che l'Italia, essendo una repubblica parlamentare e non presidenziale (come ad esempio gli Stati Uniti) vede nel presidente della Repubblica un ruolo meno operativo e significativo rispetto al primo ministro che, invece, deve rispondere del suo operato costantemente al Parlamento. «Non credo che con Monti Presidente della Repubblica lo spread risalirebbe - spiega Tommaso Federici, responsabile gestioni di Banca Ifigest -. Per i mercati, ma soprattutto per i partner europei, rimarrebbe come figura di garanzia e continuità sull'operato del prossimo Governo».

Secondo Chiozzi Millelire «la figura di Monti Presidente sarebbe comunque importante perché in caso di crisi il potere del Presidente nel nostro sistema tende ad aumentare molto. E gli investitori di Monti si fidano».

Scenario 4: Monti si defila
C'è anche, per quanto quasi scolastica al momento, da considerare l'ipotesi di un colpo di scena che vede un'uscita di scena volontaria di Monti. «Tutto dipende dal contesto politico italiano. Se dovesse vincere una coalizione forte con un ministro delle finanze credibile e stimato allora non credo lo spread risalirebbe anche se Monti si defilasse. Invece se non dovesse esserci nessun vincitore e allo stesso tempo nessun accordo tra gli eletti, allora un Monti defilato sarebbe gravissimo e la probabilità di un vero e proprio commissariamento da parte dell'Europa sarebbe altissima - continua Federici -. Rispetto a un anno fa però i conti pubblici sono stati messi in sicurezza e un non governo difficilmente potrà annullare le riforme dell'attuale governo. Inoltre il fondo salva stati (Esm) e il programma della Bce (Omt) sono pronti ad intervenire. Quindi anche nello scenari più cupo, che vede un Monti defilato e l'ingovernabilità del Paese, credo che lo spread non raggiungerà i 1.200 punti perché ci sarebbe prima il salvataggio con contestuale commissariamento reale da parte dell'Europa».

Per Chiozzi Millelire «uno scenario molto negativo sarebbe una forte maggioranza parlamentare anti-riforme e anti-Monti, che sfasci o progetti di sfasciare le riforme più importanti finora attuate ed in particolare la riforma delle pensioni, che è la chiave di volta e il maggiore successo a livello di riforme di questo governo. In questo caso potrebbero risorgere fortissime tensioni sui nostri titoli di Stato e in più la Bce non potrebbe attivare lo scudo anti-spread. Francamente questo scenario – catastrofe ci sembra altamente improbabile».

Secondo Longo, «nel caso di un'uscita di Monti dalla scena politica, i governi che si susseguiranno dovranno continuare quel processo di riforme avviato dal governo tecnico che l'Europa ci chiede. In caso contrario è possibile che i mercati possano vedere nell'Italia la prossima vittima della crisi del debito europea, dopo Grecia e Spagna. È difficile stimare il livello di risalita dei tassi e di conseguenza degli spread. Probabilmente non si arriverà ai massimi di novembre dello scorso anno perché la Bce interverrà con l'Omt. Ma uno spread a 1.200 sarebbe poi abbastanza inverosimile, nel senso che un livello così alto per un Paese con un debito enorme come il nostro equivale a dire default».

twitter.com/vitolops

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