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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2012 alle ore 13:30.

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Ecco le opzioni per chi ha un conto corrente in Svizzera e vuole mantenere l'anonimatoEcco le opzioni per chi ha un conto corrente in Svizzera e vuole mantenere l'anonimato

Svizzera e Italia sono vicinissime a un accordo per tassare i patrimoni detenuti dagli italiani in conti svizzeri con l'effetto combinato di regolarizzare i rapporti passati, prevedere successive regolari imposte sui fondi depositati mantenendo allo stesso tempo l'anonimato.

L'intesa con le autorità elvetiche - già raggiunta da Germania, Austria e Gran Bretagna il mese scorso - dovrebbe essere ratificata il 21 dicembre, stando alle ultime dichiarazioni dell'ambasciatore svizzero Oscar Knapp, responsabile divisioni Mercati della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie. Vediamo, più nel dettaglio, cosa potrà cambiare, alla luce di questo accordo, per un italiano che attualmente ha un conto corrente in Svizzera.

Condono tombale
Innazitutto bisogna distinguere tra chi ha già fatto ricorso a uno dei quattro scudi fiscali "concessi" dal Governo negli anni passati (2001, 2003, 2009, 2010) e chi no. «Chi ha già scudato si è già messo a posto perché questo accordo Svizzera-Italia è una sorta di sanatoria per chi non ha usufruito dei precedenti scudi - spiega Fabrizio Vedana, vicedirettore dell'Unione fiduciaria -. La differenza con i precedenti scudi riguarda l'aliquota. Con il nuovo accordo le attività finanziarie (sia titoli finanziari che somme liquide, ndr) dovrebbero essere sanate pagando un'aliquota che dovrebbe attestarsi tra il 30 e il 35%. Una stangata rispetto al 4% pagato mediamente (nel 2001 il 2%, nel 2004 il 4%, nel 2009 il 5%, nel 2010 il 7%, ndr) da chi dal 2001 al 2010 ha fatto ricorso agli scudi».

In ogni caso si tratta di percentuali irrisorie se si considera che la sanzione massima per chi detiene somme all'estero in modo illecito e non provvede a regolarizzare i capitali è del 480%.

Le differenze tra l'accordo Rubik e l'euroritenuta
Nei fatti l'accordo Rubik tra Svizzera e Italia - così chiamato dalle autorità elvetiche evocando non a caso il cubo magico - è un'opzione in più per chi oggi vuole mantenere l'anonimato sui fondi in terra elvetica e, allo stesso tempo, sanare posizioni pendenti pregresse.

Oggi esiste già una possibilità in questa direzione: l'euroritenuta. Vale, ad esempio, per chi detiene dei bond in un conto svizzero. «In questo caso viene pagata un'aliquota intorno al 35% - continua Vedana -. Ma ci sono delle limitazioni. Questa aliquota si paga solo sui redditi di capitale e non sui redditi diversi. Inoltre l'euroritenuta non trova applicazione alle società. Per queste motivazioni si tratta di un anonimato zoppo».

Dal 21 dicembre potrebbe esserci una nuova via, quella appunto in via di definizione tra Italia e Svizzera, sulla scia degli accordi in tale direzione già raggiunti con la Svizzera da Gran Bretagna, Germania e Austria. «Con il nuovo accordo in fase di approvazione tra Svizzera e Italia i limiti attuali dell'euroritenuta dovrebbero essere superati. L'anonimato dovrebbe essere garantito in tutte le situazioni (redditi di capitale, redditi diversi, persone giuridiche, ndr). Ma avrà un costo».

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