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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 23:24.

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Sulla giornata di Wall Street hanno pesato, ancora una volta, i timori sul fiscal cliff. Repubblicani e democratici continuano a scambiarsi accuse e a puntarsi contro l'indice per lo stallo in cui si trovano le trattative su un accordo per evitare incrementi delle tasse e tagli automatici della spesa pubblica. Il presidente Barack Obama ha ribadito una volta di più che senza aumenti delle aliquote per i più ricchi non si va da nessuna parte, il leader di minoranza al Senato Mitch McConnell ha elencato le richieste dei repubblicani – sostanzialmente un giro di vite sui programmi di previdenza sociale – e ribadito che sull'aumento delle tasse non c'è dibattito.

Il risultato è una profonda incertezza, che mina l'umore degli intermediari e li costringe ad atteggiamenti fin troppo cauti. La seduta si è dunque conclusa con i listini poco distanti dalla parità: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,02% a 13.025,04 punti, il Nasdaq ha ceduto lo 0,06% a 3.010,24 punti e lo S&P è salito dello 0,2% a 1.416,18 punti. Blue chip e S&P hanno avuto movimenti analoghi anche nella settimana e nel mese (in entrambi i casi gli spostamenti sono stati attorno allo 0,5%), mentre nel più lungo termine il listino tecnologico ha segnato buoni guadagni. Il Nasdaq è salito dell'1,5% nelle ultime cinque sedute e dell'1,1% nel mese, il miglior novembre dal 2009.

Tra i tecnologici, malissimo oggi in particolare Groupon (-8,7%) e Zynga (-6,11%), che ha risentito della revisione dei termini della partnership con Facebook (+2,49% alla chiusura) sullo sviluppo di videogiochi. Il nuovo contratto prevede obblighi meno stringenti per Zynga in termini di pubblicità e pagamenti, ma al contempo toglie alla società lo status di sviluppatore privilegiato per il social network. In calo anche Microsoft (-1,24%), che per tenere il passo con concorrenti rivedrà il modo in cui sviluppa il sistema operativo Windows. In particolare prevede di aggiornare il software più frequentemente, circa una volta all'anno, e non più ogni due o tre anni come ha fatto in passato.

Tra i bancari da segnalare il brusco calo di Citigroup (-1,82%), che taglierà altri 150 posti di lavoro nelle divisioni di trading e investment banking e ridurrà i bonus 2012 fino al 10%. La decisione del nuovo amministratore delegato Michael Corbat, alla guida della banca newyorkese dal mese scorso, sottolinea le difficoltà degli istituti con le attività di intermediazione e investment banking alla luce della crisi debitoria in Europa e dei più stringenti requisiti patrimoniali.

Contrastati i titoli di stato americani: i decennali, benchmark del settore, sono saliti a 100,1094 con i rendimenti in calo all'1,613%, mentre i trentennali sono scesi a 98,875 con i rendimenti al 2,805%. Il petrolio ha terminato la seduta in rialzo dell'1%: i future a gennaio hanno guadagnato 84 centesimi a 88,91 dollari al barile. Nella settimana l'aumento è stato dello 0,7%, in novembre del 3,1%. Per quanto riguarda le valute, l'euro è tornato sopra quota a 1,30 dollari, mentre il biglietto verde è cresciuto sulla valuta giapponese ai massimi da aprile.

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