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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2013 alle ore 16:46.

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L'ultima emissione è di qualche giorno fa: un miliardo di euro che andrà a remunerare le aziende produttrici di energia, con Endesa, la controllata iberica di Enel, in prima fila. A lanciarla è stata il Fade, il fondo di ammortizzazione del deficit elettrico, il veicolo ad hoc creato dal governo di Madrid nel 2010 per ridurre, attraverso il collocamento di bond a lunga scadenza, la propria esposizione nei confronti dei produttori.

Da ormai dieci anni, infatti, con il real decreto 1432/2002, in Spagna si è creato il cosiddetto "deficit tariffario". Per calmierare il prezzo pagato dai consumatori per l'energia, il governo ha imposto tariffe inferiori ai costi di produzione assumendo la differenza come credito garantito verso i generatori. Da qui, nel 2010, la nascita del Fade che periodicamente colloca obbligazioni il cui ricavato va alle aziende produttrici. A fine 2011, il deficit tariffario spagnolo era pari a 22 miliardi ai quali si aggiungono i 4,5 miliardi del 2012 - secondo una stima provvisoria visto che i dati ufficiali arriveranno solo ad aprile - per un totale di 26,5 miliardi di euro, di cui 15,5 già restituiti attraverso il Fade (5,7 miliardi solo nel 2012). Alle aziende elettriche, quindi, il governo di Madrid deve restituire ancora 11 miliardi.

Ed Endesa? La controllata spagnola di Enel è il primo produttore di energia sul territorio iberico e guida dunque la classifica delle aziende creditrici del governo: 6 miliardi da recuperare a fine 2012, praticamente poco più della meta del deficit non ancora ripagato dalle autorità di Madrid. Nel 2012, va ricordato, Endesa ha incassato la metà di quanto raccolto dal Fondo (circa 2,5 miliardi di euro) e quindi ha risparmiato 70 milioni di interessi su base annua. Via via che viene incassato, infatti, il ricavato riduce il debito lordo e quindi la spesa in conto interessi.

Con le future emissioni del Fade, dunque, Endesa conta di ridurre ancora i crediti vantati nei confronti del governo spagnolo. Che, va detto, si era impegnato a smontare questo meccanismo, mettendo nero su bianco nel 2010 l'impegno a ridurre il deficit a 1,5 miliardi nel 2012 e a zero nel 2013. A questo, poi, Madrid aveva affiancato una serie di misure adottate con la legge approvata il 14 settembre: incremento delle bollette di circa il 3,5%, imposta del 6% sulla generazione termoelettrica, taglio del 35% degli incentivi alle rinnovabili, obbligo del pre-registro, imposte anche su idrolettrico e nucleare.

Ma il 31 dicembre, con un emendamento passato in sordina, il governo ha rimosso l'impegno sul deficit che, secondo le stime più accreditate, si è fermato a fine 2012 a 4,5 miliardi (1,9 miliardi al netto delle misure intraprese per contenerlo). L'obiettivo di azzerarlo nel 2013 è quindi ancora lontano. Intanto, però, Endesa paga lo scotto delle nuove imposte sulla generazione, solo in parte compensate dall'aumento delle bollette: nel 2013, infatti, la società registrerà una riduzione di 400-500 milioni del margine operativo, come annunciato dall'ad di Enel, Fulvio Conti.

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