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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 09:12.

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La Banca del Giappone si piega alle pressioni del Governo e accetta di introdurre un target formale sull'inflazione del 2% rispetto al precedente obiettivo di massima del'1%, oltre ad annunciare un aumento del programma di acquisto di asset togliendo ogni limite temporale alla sua operatività: è un nuovo giro di politica monetaria ultra-espansiva destinato a suscitare forti critiche all'estero, dove da vari parti si parla ormai di "guerre valutarie" promosse attraverso la creazione di eccessi di liquidità indesiderabili anche per il rischio che agevolino flussi speculativi e bolle di asset.

La reazione dei mercati è stata prima in direzione di un netto calo dello yen e di propulsione alla Borsa, ma in seguito la tendenza si è invertita in quanto gli operatori hanno "digerito" una notizia ampiamente attesa che aveva già provocato uno yen più debole e portato la Borsa ai massimi da 32 mesi. L'indice Nikkei ha chiuso in ribasso dello 0,35% a 10.709,93 punti, mentre lo yen ha recuperato lo 0,4% sul dollaro avicinandosi a quota 89. Del resto, erano circolate voci di possibili misure ancora più drastiche, ma la BoJ, ad esempio, ha confermato i suoi tassi di riferimento tra lo 0 e lo 0,1% senza portarli direttamente a zero, e non ha aumentato nell'immediato gli acquisti di attività.

I due concetti fondamentali introdotti oggi sono il "Target di stabilità dei prezzi", fissato al 2% in termini di cambiamento annuale del'indice dei prezzi al consumo, e il "Metodo di acquisto di asset open-ended" che sostituirà l'attuale programma che scade a fine anno: dal gennaio 2014 la Boj acquisterà ogni mese circa 13mila miliardi di yen in asset, di cui 2mila miliardi in bond governativi; di conseguenza l'ammontare totale del programma aumenterà di circa 10mila miliardi di yen nel 2014 ed è previsto nello stesso volume anche successivamente.

La Boj si è cautelata attraverso un comunicato congiunto con il Governo che chiarisce come la battaglia per porre fine alla deflazione e ottenere una crescita sostenible dell'economia non è un suo compito esclusivo, ma comporta una precisa responsabilità dell'esecutivo nell'introdurre riforme adeguate, regolamentari e istituzionali, e nel migliorare la situazione fiscale. Inoltre ha chiarito che, se l'obiettivo dell'inflazione al 2% è da raggiungere "il più presto possibile", l'istituto centrale non mancherà di valutare se emergano rischi per la sostenibilità della crescita con l'accumularsi di squilibri finanziari. La BoJ ha anche abbassato le sue stime per la crescita economica nell'anno fiscale 2012 (al 31 marzo) all'1% dal precedente 1,5%, ma alzato le proiezioni su 2013 e 2014.

La nuova via giapponese al quantitative easing, assieme a un'ampia manovra di stimolo fiscale da 10.300 miliardi di yen introdotta dall'esecutivo, a giudizio unanime avrà effetti positivi sul breve termine, facendo uscire il Paese dalla recessione grazie a un mix tra investimenti pubblici e aumento delle esportazioni favorito da uno yen indebolito. Sugli effetti a più lungo termine, le opinioni sono molto divise. E anche molti giapponesi temono un aumento dei prezzi che, verosimilmente, non sarà accompagnato da un aumento del potere di acquisto ovvero dei salari. Per il premier Shinzo Abe, l'accordo tra governo e BoJ per promuovere inflazione "fa storia". Ma la sua politica rischia di creare tensioni con i partner commerciali e intaccare la reputazione di una banca centrale vista da oggi come meno indipendente.

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