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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 15:25.
«Resto sbalordito dalle ultime notizie. Seguiamo costantemente la stampa e come piccoli azionisti noi siamo l'elemento passivo, siamo il vaso di coccio tra i vasi di ferro, siamo come al solito il parco buoi. Definizioni, dal presidente Einaudi in poi, dei piccoli azionisti ne sono state date tante, sono quelli che restano esterrefatti di fronte a queste notizie.
Ancor più esterrefatti quando si viene a sapere che chi doveva sapere, sapeva.» Lo ha detto a Radio 24, nella trasmissione Salvadanaio, Guido Antolini, vice presidente di Azione MPS (associazione che raduna un gruppo di piccoli azionisti della banca senese), interpellato durante i lavori dell'assemblea degli azionisti di Banca Monte dei Paschi in corso a Siena, preannuciando l'astensione dal voto con il quale l'assemblea dovrebbe dare il via libera alla sottoscrizione dei Monti Bond. "Che questa operazione sia necessaria è fuori discussione. È necessaria per ristabilire i requisiti patrimoniali dell'Eba.
È una cosa che potrebbe non essere più necessaria tra poco, qualora la bolla di sfiducia sui titoli italiani - ricordiamoci che abbiamo buona parte del debito pubblico che gira nel portafoglio di tutti gli investitori mondiali – si ridimensionasse. Non è un problema solo dei 25 miliardi del Monte dei Paschi o di quelli che ha Unicredit, o di quelli che ha Banca Intesa, o di quelli che ha Deutsche Bank. Qui il debito pubblico italiano è un asset che è fondamentale per il portafoglio degli investitori mondiali. Noi eravamo partiti contrariamente con le nostre impostazioni strutturali per votare sì, ma dopo quello che è successo, noi ci asteniamo motivando la nostra astensione con un argomento fondamentale e cioè: sono i grandi azionisti che ci hanno portato in questa situazione. Senza le politiche portate avanti dai grandi azionisti o dalle espressioni dei grandi azionisti, di questi 4 miliardi di Monti e Tremonti bond, non ci sarebbe stato bisogno. Non solo si devono assumere la responsabilità, ma anche dichiarare da subito cosa intendono fare in termini di azioni di responsabilità".
Antolini ha anche detto che, come piccoli azionisti "siamo ancora più esterrefatti nel nostro ruolo di rappresentanza dell' "azionariato- dipendenti", di fronte alle sollecitazioni e alle grida di dolore vere e proprie che ci mandano i colleghi (dipendenti, ndr) del Monte Paschi, che fronteggiano una popolazione non ferrata, che non ha la capacità di capire che occorre separare le responsabilità dalla solidità patrimoniale di un'azienda. Mi fa piacere che si sia sottolineato che il Monte non è una banca a rischio, perchè a nessuno fa piacere che la terza banca italiana corra il rischio di Lehman Brothers. Sgombriamo il campo da queste cose. Però noi siamo restati sbalorditi dall'apprendere che le controparti finanziarie internazionali, la Nomura, hanno ritenuto necessario in quegli anni registrare colloqui (le conference call, ndr) con i massimi responsabili aziendali. Questa è una cosa che dal punto di vista di deontologia professionale è inqualificabile".
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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