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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 12:27.

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Nella prima scadenza utile per ripagare i fondi delle aste triennali Ltro, 278 banche hanno restituito 137,159 miliardi di euro. La cifra è decisamente superiore al consensus degli analisti Bloomberg che si attendevano un'iniziale restituzione di 84 miliardi.

Con l'operazione Ltro (acronimo di long term financing operation), la Bce iniettò nel sistema oltre 1000 miliardi di liquidità attraverso due aste a tre anni tra dicembre 2011 e febbraio 2012. La ragione di questa operazione era quella di riportare il sereno sul mercato interbancario stressato dalla crisi dei debiti sovrani. Quello di oggi era il primo intervallo di tempo utile (ci sarà tempo fino al 30 gennaio) per il rimborso della prima tranche (quella di dicembre 2011). Entro il prossimo 27 febbraio sarà possibile restituire i fondi raccolti con la seconda tranche (quella di febbraio 2012).

La Bce fornisce solo il dato aggregato e non quello banca per banca. Tuttavia nei giorni scorsi diversi istituti di credito avevano comunicato la propria intenzione di restituire i soldi all'Eurotower. Tra questi ci sono soprattutto le grandi banche del Nord Europa. Ad esempio la britannica Lloyds che restituirà il 75% dei 13,5 miliardi raccolti per finanziare le sue attività nell'Eurozona. Nei mesi scorsi poi la tedesca Commerzbank e la francese hanno comunicato l'intenzione di restituire parte dei fondi raccolti all'Eurotower.

La ragione per cui resituiranno è banalmente perché ne hanno troppi. C'è una situazione di eccesso di liquidità. Soprattutto tra gli istituti del Nord Europa. In un recente report gli analisti di Morgan Stanley hanno stimato ad esempio che le banche tedesche e francesi abbiano rispettivamente 236 e 97 miliardi di euro di liquidità in eccesso. Soldi che sono parcheggiati alla Bce dove non rendono nulla dato che a luglio la Bce ha azzerato la cosiddetta deposit facility (il tasso a cui viene remunerato il deposito "overnight" presso l'Eurotower). Su questi fondi insomma ci perdono dato che il tasso di interesse a cui sono stati raccolti è dello 0,75 per cento.

Le banche del Nord Europa hanno raccolto solo una minima parte dei fondi Ltro che invece sono finiti soprattutto alle banche in maggior crisi di liquidità a causa della crisi dei debiti sovrani. Quelle spagnole e italiane che hanno raccolto rispettivamente 316 e 268 miliardi di euro, complessivamente il 61% del totale del finanziamento. A queste ultime il finanziamento della Bce è stato utilissimo. Buona parte di questi fondi è stata investita in Bonos e BTp i cui rendimenti erano molto alti a causa della crisi dei debiti sovrani. Hanno lucrato quindi sulla differenza del tasso di raccolta (al 75%) e di impiego (quelli offerti dai titoli di Stato italiani e spagnoli per buona parte dell'anno scorso).

Le aste Ltro insomma sono state un grosso affare per le banche dei Paesi periferici. E lo sono ancora. Nonostante il netto calo della tensione sugli spread abbia ridotto notevolmente il costo di rifinanziamento, per gli istituti di credito di Italia e Spagna il tasso allo 0,75% a tre anni offerto dalla Bce resta comunque più basso rispetto a quello che potrebbero raccogliere sul mercato. Per questo gli analisti stimano che solo una minima parte dei fondi restituiti arrivi dalle banche dei Paesi periferici anche se alcune piccoli istituti spagnoli (Bankinter e Banco Sabadell) nei giorni scorsi hanno annunciato di voler restituire una parte dei fondi. Sempre Morgan Stanley ha ipotizzato per le italiane un minimo di 15 e un massimo di 30 miliardi (tra l'11 e il 13% dei fondi raccolti) mentre per le spagnole una forchetta tra 22 e 40 miliardi (tra l'11 e il 19%).

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