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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 08:16.

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Una drastica pulizia del bilancio per 1,7 miliardi ha annullato nel 2012 l'utile delle Generali. Il gruppo assicurativo ha chiuso i conti del passato esercizio con un utile di 90 milioni (856 nel 2011) dopo svalutazioni nette per 1,7 miliardi. È stato l'effetto dell'asset review promessa dal nuovo ceo Mario Greco al suo arrivo a Trieste (agosto 2012) e consistita soprattutto nel rendere più severi i criteri per svalutare asset in predita "prolungata" o "significativa". La partecipazione in Telco, in particolare, è stata svalutata di 148 milioni.

La gestione industriale del gruppo mostra invece un andamento positivo con una raccolta premi in crescita del 3,2% a 70 miliardi (per il 70% realizzata all'estero) e un risultato operativo di 4,2 miliardi (+10,5%). Le svalutazioni non hanno avuto effetto sul margine di solvibilità della compagnia poichè, a quei fini, i suoi asset erano già contabilizzati al valore di mercato. Il solvency ratio di Generali è infatti salito al 150% del livello minimo rispetto al 117% di fine 2011. Invariato rimarrà il dividendo che verrà proposto ai soci (0,20 euro per azione).

«Nel 2012 - ha commentato il ceo Mario Greco - abbiamo avviato una profonda trasformazione di Generali e i risultati di oggi segnano un punto di svolta nell'evoluzione del nostro gruppo verso la best practice internazionale. La crescita del risultato operativo dimostra l'ottima qualità del nostro business industriale. Il progresso raggiunto dall'indice Solvency I prova che abbiamo avviato azioni di rafforzamento del capitale, che continueranno nei prossimi anni. La stabilità del dividendo attesta il nostro impegno continuo a remunerare adeguatamente i nostri azionisti».

Le decise scelte del nuovo management che trovano una rispondenza nelle principali poste contabili (vedi tabella) sono state apprezzate dalla Borsa che, in apertura, ha spinto all'insù il titolo triestino del 6,1% a 12,94 euro

La pulizia dei conti
La gran massa delle svalutazioni è dipesa dalla decisione del gruppo di avvicinare le soglie di abbattimento degli asset – che indicano quando una perdita di valore è «significativa» o «prolungata» e deve pertanto essere registrata in bilancio - a quelle
in uso presso gli altri grandi gruppi assicurativi mondiali (quelle di Axa e Allianz sono ancora più restrittive). In particolare l'intensità della perdita che impone gli abbattimenti contabili è passata dal 50 al 30 per cento e la durata che fa scattare la perdita «prolungata» si è ristretta da 36 a 12 mesi. I nuovi criteri hanno imposto svalutazioni sugli asset disponibili per la vendita per 792 milioni, sui finanziamenti e crediti per 118 milioni, sugli asset immobiliari per 56 milioni e su altre attività per 156 milioni. Sull'utile d'esercizio ha infine pesato l'aumento del tax rate (77% rispetto al 40% di fine 20122) principalmente per l'indeducibilità di gran parte delle svalutazioni.

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