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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 08:04.
Dopo il Libor potrebbe essere la volta dell'oro. Il meccanismo del fixing, con cui da quasi un secolo cinque banche stabiliscono il principale riferimento di prezzo per il metallo giallo, ha attirato l'attenzione delle autorità di mercato, che stanno esaminando la possibilità di manipolazioni. Lo riferisce l'agenzia Dow Jones, specificando che per ora si tratta solo di discussioni interne alla statunitense Commodity Futures Trading Commission (Cftc) e che non è stata ancora aperta alcuna indagine formale.
Se i sospetti dovessero essere confermati, potrebbe scoppiare un nuovo scandalo, analogo a quello che ha travolto gli istituti coinvolti nella determinazione del tasso interbancario londinese e per cui Barclays, Royal Bank of Scotland e Ubs hanno già pagato oltre 2,5 miliardi di dollari.
La stessa Barclays partecipa anche alle due conference call quotidiane destinate a fissare il prezzo dell'oro, insieme a Deutsche Bank, Hsbc, Bank of Nova Scotia e Société Générale. Del fixing dell'argento, finito anch'esso sotto la lente della Cftc, si occupano invece solo Deutsche Bank, Bank of Nova Scotia e Hsbc. Quest'ultimo è nato nel 1887, mentre quello dell'oro risale al 1919.
Dal risultato delle consultazioni dipendono benchmark di prezzo utilizzati in tutto il mondo, dal settore minerario a quello orafo. Il fixing influenza inoltre l'andamento delle quotazioni dell'oro su un mercato che secondo il World Gold Council ha scambi giornaliero per 240 miliardi di dollari.
«I fixing non sono arbitrari», ha dichiarato la London Bullion Market Association, che non ne è direttamente responsabile, ma si occupa di fissare gli standard di qualità per i lingotti trattati sulla piazza londinese. «È un sistema che per arrivare al prezzo si basa in gran parte su domanda e offerta. È d del tutto trasparente. Niente a che vedere con il Libor».
Il presidente della Cftc, Gary Gensler, insieme a Martin Wheatley, managing director della britannica Fsa, presiede la task force dello Iosco, che etro questa primavera dovrebbe stabilire nuove linee guida sui benchmark utilizzati nei mercati finanziari.
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