La novità di questo salvataggio (rispetto a quelli di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna) è che è coinvolto anche un Paese extra-Ue. Gli investitori russi infatti detengono ingenti quantità di denaro nelle casse cipriote, in virtù del regime di tassazione agevolata dell'isola del Mediterraneo, motivo per cui fino al 2010 ha fatto parte della black list dei paradisi fiscali.

Cipro, inoltre, è anche esposta e indebitata nei confronti di Mosca. Anche per questo il ministro delle Finanze cipriota Michalis Sarris martedì 19 marzo è volato a Mosca con l'idea di rinegoziare un debito da 2,5 miliardi e di trovare un accordo con la Russia, alternativo alle proposte della Troika. Ma qualcosa è saltato. Al termine del negoziato con Cipro, la Russia ha detto oggi che non è interessata alle proposte portate a Mosca da Cipro. Poco dopo il primo ministro Dmitry Medvedev ha precisato spiegando che «Mosca non ha detto di non voler discutere affatto» ma di essere pronta a farlo «solo dopo un accordo definitivo con la partecipazione dell'Ue e di Cipro».

Nel piatto delle proposte si sarebbe parlato anche dei giacimenti energetici di Cipro. Ma il colosso del gas Gazprom e quello petrolifero Rosneft non sono interessati, almeno per ora: lo ha riferito una fonte del ministero dell'energia russa, citata dall'agenzia Itar-Tass. Tra gli interrogativi ancora in sospeso, il problema della disputa territoriale con la Turchia, le ricerche sismologiche non ancora completate, la mancanza di chiarezza sui giacimenti oggetto dell'offerta.
Così, questo terzo scenario, quello di un accorto Cipro-Russia alle spalle della Troika sembra davvero poco probabile.