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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 11:47.

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È una delle pochissime triple A dell'Unione europea. E paga per finanziare il debito a 10 anni l'1,49%, poco più della Germania con il suo Bund (1,28%). Ha un tasso di disoccupazione pressoché fisiologico (4,6%) e un rapporto debito/Pil del 45,6 per cento. L'inflazione a marzo si è attestata all'1,2 per cento. La Danimarca, numeri alla mano, è un'economia modello.

I dati macro più eclatanti, però, nascondono l'ombra di un mercato immobiliare in tensione. Nel 2008 è scoppiata una bolla del mattone che ha fatto scendere il valore delle case del 20% (-2,1% annuo nel quarto trimestre del 2012). A questo problema si aggiunge quello dei numerosi mutui concessi con la formula del preammortamento finanziario, i cosiddetti mutui "interest-only". Di che cosa si tratta? Prestiti che prevedono per i primi anni il pagamento dei soli interessi, rinviando il momento in cui iniziare ad ammortare il capitale. Per questo motivo vanno bene in tutte le fasi, comprese quelle recessive, in quanto consentono anche a categorie meno abbienti di sobbarcarsi il peso di un mutuo (perlomeno nei primi anni). Non a caso la diffusione di questo prodotto - il cui boom è iniziato nel 2003 - ha contribuito all'impennata del debito privato in Danimarca che oggi è pari al 322% del reddito delle famiglie.

Il problema? Le rate nei primi anni sono molto più basse rispetto a quelle successive (quando scatta il piano di ammortamento in cui alla quota interessi si aggiunge la quota capitale). Con il rischio che poi, quando la rata si normalizza, non sia più sostenibile. Motivo per cui questi mutui sono considerati "fuori legge" in molti Paesi.

L'allarme sul rischio mutui in Danimarca arriva direttamente dal Fondo monetario internazionale, che si aggiunge alle critiche già avanzate dalla Banca centrale e dall'agenzia di rating S&Poor's sui pericoli dei "mutui interest-only" che oggi costituiscono il 56% del monte-mutui concesso, un mercato da 500 miliardi di dollari. A questo punto si è aperto il dibattito sul vietare o meno questa formula di contratti. Secondo Yingin Xiao, senior economist dell'Fmi «sarebbe più prudente porre fine a questa tipologia di prestiti con gradualità» perché «non è realistico chiedere alle banche di vietarli all'improvviso».

Ma intanto la tensione del mattone a Copenaghen e dintorni si sta riversando anche sui bilanci delle banche. Il calo dei prezzi delle case ha infatti già costretto le banche danesi specializzate nei mutui a fornire dal 2007 131 miliardi di corone come garanzia supplementare per soddisfare i requisiti normativi, e altri 107 miliardi di corone per soddisfare le richieste degli investitori.

E l'allarme non finisce qui. Secondo uno studio di febbraio della University of Southern Denmark - rilanciato da Bloomberg - 100mila mutuatari a breve potrebbero risultare insolventi e aver bisogno di un aiuto. Per evitare il pignoramento della propria casa.

twitter.com/vitolops

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