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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 12:02.

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Diciamocela tutta, le previsioni sul prezzo dell'oro stanno facendo impazzire gli analisti finanziari. Lo scorso dicembre una flotta di esperti e banche d'affari "vedeva" per il 2013 un rialzo del prezzo fino a 2mila dollari l'oncia, superando così il massimo storico a 1.921 dollari toccato il 6 settembre del 2011. Alcuni si sono sbilanciati anche oltre ipotizzando uno scatto fino a 2.500 dollari.

Siamo al 10 aprile, più vicini a metà che non a inizio anno. E il prezzo dell'oro viaggia a 1.588 dollari l'oncia, 12 dollari in meno rispetto ai 1.600 con cui ha esordito nel 2013. Il tempo perché l'oro compia quel forte scatto ipotizzato solo pochi mesi fa comincia a restringersi. E, soprattutto, adesso sono drasticamente cambiate le previsioni. A dimostrazione, ancora una volta, dell'alto tasso di imprevedibilità del prezzo dell'oro.

Un report diffuso oggi da Goldman Sachs scrive chiaramente: «Le nostre nuove previsioni sono per una discesa del prezzo a 1.450 dollari l'oncia entro fine anno e a 1.270 nel 2014». Secondo Goldman, in soldoni, la quotazione dell'oro potrebbe scendere del 20% nei prossimi due anni.

Come mai? Il calo previsto dell'inflazione (e il conseguente rialzo del tassi di interesse reali) abbinato a una possibile riduzione del terzo piano di stimoli quantitativi (qe3) orchestrato dalla Federal Reserve per rilanciare l'economia rappresentano un mix esplosivo per la quotazione dell'oro. In poche parole se la Fed stamperà meno moneta del previsto il dollaro tenderà ad apprezzarsi e questo impatterà sull'oro che, come le principali materie prime, è scambiato in dollari e viene penalizzato da un rialzo del biglietto verde. Così come, in una fase di bassa inflazione l'oro tende a perdere molte delle sue credenziali di bene rifugio.

L'allarme lanciato da Goldmam Sachs si unisce a quello di Société Générale che il 2 aprile ha indicato schiettamente che il prezzo è "in territorio da bolla". Inoltre, l'Spdr gold trust, il più grande detentore al mondo di oro fisico, ha portato le giacenze di oro ai minimi da luglio 2011.

Perché l'oro è imprevedibile
Ma come mai l'andamento dell' oro è così imprevedibile, tanto che le previsioni degli esperti sono spesso così distanti tra loro e soggette a ribaltoni improvvisi? Molto semplicemente, perché ha due facce: sia quella di bene rifugio (e quindi è stato comprato nelle fasi di turbolenza dei mercati azionari) ma anche quella di asset class rischiosa capace di cavalcare l'attuale correlazione rialzista dominante (se vanno bene le azioni scende il dollaro e di conseguenza si apprezzano le materie prime scambiate in dollari).

A ciò si aggiunge che il prezzo dell'oro dopo forti rialzi tende ad avere lunghi periodi di consolidamento. «Dal 2001, la dinamica rialzista del mercato dell'oro è stata caratterizzata da forti progressioni seguite da lunghi intervalli di consolidamento, inteso come il tempo necessario affinché le quotazioni aurifere ritornino su un massimo di lungo periodo - spiega Joe Foster di Van Eck Global, gestore del fondo Lo funds world gold expertise di Lombard Odier Im -. Ad esempio, il consolidamento successivo al picco di 720 dollari raggiunto nel maggio 2006 è durato 16 mesi. La fase di consolidamento più lunga (19 mesi) è stata quella dopo il massimo di 1.032 dollari nel maggio 2008. Sembra che il periodo di consolidamento attualmente in corso, iniziato a settembre 2011 quando l'oro aveva toccato i 1.921 dollari l'oncia, batterà un nuovo record: dura infatti da 17 mesi e la quotazione aurifera è ben al di sotto rispetto all'ultimo picco. Sono proprio questi periodi a mettere a dura prova la pazienza degli investitori e a fornire argomenti ai ribassisti che proclamano il tramonto dell'oro. La fase attuale, però, presenta alcune caratteristiche fuori dal comune. Ad agosto e settembre 2012 - continua Foster - in concomitanza con l'annuncio del qe3 da parte della Fed, l'oro ha registrato un tipico breakout stagionale che sembrava proiettare il metallo giallo verso nuovi massimi. Il breakout, invece, è fallito e da allora vediamo un movimento laterale, in contrasto con la tendenza a lungo termine affermatasi a partire dalla crisi finanziaria. Riteniamo quindi che nel 2013 inizierà a svilupparsi un nuovo trend».

«A nostro parere, la fase di consolidamento attuale è stata prolungata dalla convinzione secondo cui l'economia e il sistema finanziario starebbero ricominciando a funzionare normalmente. Noi crediamo - conclude Foster - purtroppo, che la normalità sia ancora lontana. E infine, c'è un altro elemento da considerare. Il deciso contrasto tra il sentiment dei mercati finanziari e quello di operatori come Barrick e Goldcorp che hanno appena siglato un accordo per sfruttare una miniera d'oro in Repubblica Domenicana accreditata di un potenziale di 777 tonnellate (un ammontare superiore alle riserve aurifere del Giappone). Ci sono due mondi paralleli: uno che prospera grazie all'elevato prezzo dell'oro e l'altro tormentato dalle pressioni di vendita e dal clima negativo. Secondo noi, una frattura di questo tipo non può durare a lungo perché non ha senso. Riconosciamo che l'aumento dei costi e l'incapacità di tenere fede alle previsioni costituiscano una ragione valida per il ribasso dei titoli auriferi. Tuttavia, con gli indici delle azioni aurifere attualmente ai livelli di quando l'oro costava 629 dollari in meno, riteniamo che il mondo di tormenti di New York sia pura fantasia, mentre il mondo fiorente della Repubblica Domenicana sia realtà. E noi non investiamo nella fantasia».

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