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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2013 alle ore 12:05.

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di Vito Lops

Sono passati circa due anni dal lancio del Fondo giovani coppie, istituito dal governo per favorire l'accesso al credito a condizioni agevolate per l'acquisto della prima casa a sposi di età inferiore ai 35 anni. Eppure, sapete quanti mutui sono stati erogati fino ad oggi dalle banche in Italia con l'appoggio del fondo? Nemmeno 100. La Consap, società del Tesoro che gestisce il fondo, comunica al Sole 24 Ore che dei 50 milioni stanziati attualmente il fondo risulta impegnato per circa 1,07 milioni di euro a fronte di 96 finanziamenti erogati dalle banche. È possibile che negli 8mila comuni italiani, negli oltre 30mila sportelli bancari italiani in due anni siano stati concessi solo 96 mutui alle giovani coppie che intendevano appoggiarsi ai benefici del fondo?

Cerchiamo di capire più a fondo la questione. Il fondo statale - aperto anche ai nuclei famigliari monogenitoriali - ha un budget di 50 milioni di euro e si pone come garante aggiuntivo in caso chi vi accede non sia più in grado di ripagare le rate del mutuo. L'importo del mutuo non può essere superiore ai 200mila euro ma, considerato che per buona parte di questo importo (il 50% della quota capitale esclusi gli interessi e fino a un massimo di 75mila euro) c'è la garanzia supplementare del fondo, in teoria dovrebbe essere molto più semplice accedere al finanziamento anche per chi percepisce un reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a 35mila euro (altra condizione di accesso al fondo).

L'agevolazione offerta dal fondo è tecnicamente duplice. Oltre a favorire l'accesso al prestito è stato previsto inizialmente un tasso massimo che prevedeva uno spread non superiore all'1,5% sia per i mutui a tasso fisso che per quelli a tasso variabile (a cui aggiungere rispettivamente l'indice Eurirs e l'Euribor per calcolare il tasso finale).

Gli spread (max 1,5%) sono stati pensati in un periodo poco turbolento sul mercato dei mutui in cui alcuni istituti offrivano anche prestiti ipotecari con spread inferiori all'1% in via promozionale. A settembre 2011 però è cambiato tutto. Il contagio della crisi greca anche sull'Italia è rimbalzato sul mercato interbancario. Le condizioni di accesso al credito per molti istituti operanti in Italia sono sensibilmente peggiorate (mancanza di fiducia tra le banche) e questo si è riflesso non tanto sugli indici Euribor (sul cui meccanismo di calcolo sono sorte varie polemiche e sono state aperte procedure d'inchiesta) ma più sugli spread applicati dalle banche. Così, se ad agosto lo spread medio era inferiore all'1,5% da settembre è decollato in area 3%, raddoppiando. Inoltre, per la stessa logica, molti istituti hanno deciso di defilarsi elegantemente dal mercato applicando spread carissimi (anche superiori al 5%).

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