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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 07:51.

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Diego Della Valle contesta le modalità dell'aumento di capitale Rcs, Paolo Merloni si dimette in polemica dal consiglio della casa editrice e il cda di ieri che doveva essere risolutivo si conclude invece con il lavoro lasciato a metà.

Approvati bilancio 2012 e rifinanziamento del debito bancario per 575 milioni, ma per le condizioni dell'aumento di capitale sarà necessario un nuovo consiglio, ancora una volta convocato di domenica, il 28 aprile prossimo. Un rinvio resosi opportuno dopo la lettera che – come riferito a «Il Sole-24 Ore» da fonti finanziarie – Della Valle, titolare di una quota dell'8,69% ma non rappresentato in cda, ha inviato al consiglio Rcs e che è stata letta nel corso della riunione di ieri. L'imprenditore della Tod's non solo ha contestato le modalità prospettate per la ricapitalizzazione da 400 milioni – iperdiluitive, chi non sottoscrivesse cioè si ritroverebbe con la propria partecipazione fortemente ridimensionata – ma avrebbe messo in discussione anche il ruolo di Intesa e Mediobanca in quanto banche azioniste e finanziatrici della casa editrice, al punto che – si dice – sarebbe stata adombrata persino l'ipotesi di un'azione di responsabilità. Per motivi analoghi ieri si è dimesso in polemica dal consiglio anche Paolo Merloni, con Carlo Pesenti (assente dalla riunione), è uno dei due esponenti del patto di sindacato ad avere un posto in consiglio. Merloni avrebbe a sua volta contestato tutto l'impianto dell'operazione, a suo giudizio troppo sbilanciata a favore delle banche e punitiva invece nei confronti degli azionisti: dei 400 milioni di aumento, la metà è infatti destinata a rimborsare le banche, e mentre le condizioni dell'aumento sarebbero tali da bruciare l'investimento di chi non seguisse l'operazione, le banche hanno preteso per rifinanziare il debito residuo tassi molto elevati (si parla di almeno 600 punti base di spread). Italmobiliare, il gruppo dello stesso presidente del patto di sindacato, Giampiero Pesenti, si è riservato di decidere se aderire o meno all'aumento di capitale quando ne saranno definite le condizioni.

L'operazione finisce così, in extremis, ai tempi supplementari. La quadra dovrà essere trovata al prossimo consiglio del 28 aprile, che dovrà anche confermare la data dell'assemblea, prevista tra il 29 e il 31 maggio: l'aumento per i primi 400 milioni dovrà essere completato entro luglio per non compromettere la continuità aziendale. Allo stato ci sarebbe l'adesione del 44% del capitale – al netto delle azioni proprie – vincolato al patto: Mediobanca, Fiat, FonSai, Pirelli, Intesa-Sanpaolo, Mittel ed Edison. Fiat e Intesa si farebbero carico anche di parte dell'inoptato all'interno del patto che detiene oggi complessivamente poco più del 58%. Per la parte restante c'è la disponibilità a fornire garanzia per 166 milioni da parte di un consorzio di collocamento con Banca Imi (gruppo Intesa), Centrobanca (Ubi), Bnp-Paribas, Mediobanca e Banca Akros (Bpm). Il rifinanziamento da 575 milioni iniziali, approvato ieri dal cda Rcs, sarà invece effettuato da un pool di banche composto da Intesa, Ubi, UniCredit, Bnp-Paribas, Bpm e Mediobanca.
Questa mattina a Milano l'amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, illustrerà alla comunità finanziaria i dettagli del piano industriale approvato il 27 marzo scorso e i dati di bilancio.

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