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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2013 alle ore 09:25.

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Dietmat Hornung (Reuters)Dietmat Hornung (Reuters)

Pil e debito. Interventi per il recupero della competività, e quindi priorità alla riforma del mercato del lavoro, ma anche conferme alla tenuta dei conti pubblici nel rispetto «dei limitati spazi fiscali» e del mantenimento dell'avanzo primario che è un «plus». Per l'agenzia di rating Moody's, che venerdì notte ha confermato il rating Baa2 dell'Italia ma anche l'outlook negativo e quindi la minaccia di declassamento, l'Italia, sottinteso il nascente governo Letta, deve fare di più per migliorare Pil e crescita ma al tempo stesso dovrà garantire la sostenibilità del debito pubblico all'ombra di un rapporto debito/Pil dato in salita quest'anno al 131,2% e al 132,5% nel 2014. A reiterare il messaggio della necessità di rilanciare la crescita, all'indomani della conferma del rating, è stato ieri Dietmar Hornung, analista di Moody's responsabile per l'Italia.

La crescita è tra le priorità del Governo Letta . Ma le riforme strutturali sono un processo lento di medio-lungo impatto. Aumentare la spesa pubblica produttiva, sotto l'ombrello di una crescente tolleranza in Europa per l'allentamento del rigore, è nelle carte ma che impatto può avere sul rating?
Le riforme strutturali sono positive per lo standing creditizio: aumentano la fiducia dei consumatori e gli investimenti delle imprese e nel medio lungo periodo accrescono la crescita potenziale. Quindi il progresso delle riforme strutturali stabilizza il rischio di credito.

Quali riforme? Liberalizzazioni, semplificazioni, privatizzazioni, lavoro...
L'economia italiana deve aumentare la competitività. L'elasticità dei prezzi delle esportazioni è relativamente alta e quindi la competitività trarrebbe beneficio da un aumento della flessibilità salariale. Le riforme del mercato del lavoro sarebbero positive per tutta l'attività economica e quindi a cascata migliorerebbero la capacità dell'Italia di ripagare il debito pubblico.
Tuttavia nelle ultime settimane abbiamo registrato molta incertezza politica: ma le riforme strutturali hanno bisogno di un consenso solido e ampio tra i partiti politici. Un mandato chiaro sulle riforme strutturali (dato al Governo Letta ndr.) sarebbe positivo per il rating dell'Italia. Ma riteniamo che le prospettive di progresso delle riforme economiche siano piuttosto deboli.

In Europa tiene banco il dibattito tra austerità e spesa per la crescita. E Moody's?
Il dibattito tra austerity e crescita è centrale in Europa ma non ci riguarda: noi ci occupiamo della capacità di uno Stato di sostenere il proprio debito. Troppa austerità può ostacolare la crescita e questo di conseguenza è negativo per il debito. Tuttavia lo "spazio di manovra" sotto il profilo fiscale dell'Italia è piuttosto limitato e questo è un vincolo per la politica. Il debito/Pil italiano è salito ancora da livelli già alti e questa è una sfida per il governo: l'incremento del debito/Pil è negativo per il rischio Paese.

Il vostro pronostico sfiora il 133%: oltre quella soglia scatterà il declassamento?
No, non è una soglia: non è un "trigger" che fa scattare la retrocessione. La sostenibilità del debito pubblico si valuta anche sotto il 130% perchè è un insieme di fattori: le prospettive della crescita nominale, il costo del rifinanziamento del debito e l'avanzo primario.

L'Italia ha uno dei migliori avanzi primari nell'Eurozona ma è difficile mantenerlo a livelli elevati con la recessione: che peso ha al fine del rating?
L'avanzo primario nel caso dell'Italia è molto importante per la sostenibilità del debito. Stabilizza i conti pubblici, è un "plus" e compensa altri fattori che sono invece negativi.

Lo Stato ripagherà 40 miliardi di debiti commerciali pregressi indue anni e questo farà lievitare lo stock del debito: ci sarà un impatto sul rating sovrano?
Lo sblocco ai pagamenti pregressi avrà impatto positivo sull'attività economica e sulla liquidità: l'effetto sulla crescita previsto dal Governo è piuttosto ottimista, noi siamo più cauti. Di negativo c'è che il debito aumenterà: ma sul breve termine salirà anche la domanda.

Le sofferenze bancarie aumentano. Moody's ritiene che lo Stato potrebbe essere chiamato a finanziare altre ricapitalizzazioni: questo influirà sul rating sovrano?
In mancanza di un peggioramento significativo delle condizioni macroeconomiche da noi previste, non riteniamo che il valore totale delle eventuali ricapitalizzazioni bancarie a carico dello Stato (ipotesi comunque remota) avrà un impatto sul rating.

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