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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 11:31.

L'Abenomics giapponese funziona. Lo raccontano i numeri: a marzo la disoccupazione in Giappone è calata al 4,1% (rispetto al 4,3% atteso) mentre la spesa delle famiglie è aumentata del 5,2% (rispetto all'1,8% atteso). Per i consumi interni si tratta dello scatto più veloce dal febbraio 2004 ed è il segnale - a detta degli esperti - che il mix di stimolo fiscale e monetario applicato dal Giappone (sotto il benestare del primo ministro Shinzo Abe) sta portando i suoi frutti.
Il 4 aprile la Bank of Japan ha lanciato un piano di aumento della base monetaria di 1.400 miliardi di dollari in due anni per rilanciare l'inflazione con obiettivo 2 per cento. Stimoli che evidentemente stanno facendo lievitare la fiducie delle famiglie, come evidenzia il dato sulla spesa mai così alto negli ultimi nove anni.
La droga monetaria e fiscale non ha però ancora dato slancio al settore corporate. La produzione industriale a marzo è cresciuta solo dello 0,2% (rispetto allo 0,8% atteso). Mentre le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,3% (rispetto al +0,6% atteso). Anche se questi dati - secondo molti economisti - non riflettono il cambio di marcia in corso perché non contemplano la spesa per servizi.
Secondo un funzionario governativo nel primo trimestre dell'anno l'economia giapponese potrebbe crescere del 2% (su base annua). Se a questo dato si aggiunge che da novembre la Borsa di Tokyo ha guadagnato il 50% (l'11,3% solo nel mese di aprile nonstante il calo dello 0,2% accusato oggi) complice la caduta dello yen sul dollaro ai minimi da quattro anni, pare proprio che la "Abenomics", almeno nel breve periodo, stia vincendo la scommessa con la crescita.
Quanto alla Borsa di Tokyo c'è chi, nonostante il forte scatto, mantiene l'ottimismo: «Non abbiamo alcuna intenzione di cambiare la nostra view positiva sul Giappone. Il governo Abe sta ottenendo i primi risultati e riteniamo che saranno annunciate ulteriori riforme strutturali dopo le elezioni alla Camera alta di luglio, che con ogni probabilità porteranno a una vittoria dell'Ldp in grado di consolidare il potere politico del governo Abe - spiega gli esperti di Ing investment management -. In questo scenario, ci aspettiamo inoltre una forte crescita degli utili (superiore al 40%) per l'anno in corso (10 volte il livello di crescita atteso per le società europee). Sulla base di tali dati, il rapporto prezzo/utili forward per il 2013 scende a 12,6, mentre il premio al rischio azionario sui titoli giapponesi rimane saldamente fermo al 6,6%. Per il mercato azionario giapponese potrebbe trattarsi della fase iniziale di un trend rialzista pluriennale».
E mentre il Giappone prova a uscire dalla trappola della liquidità in cui è piombato negli anni '90 tentando di reflazionare l'economia, arrivano segnali contrastati dalle economie occidentali che stanno assistendo a un forte calo dell'inflazione. In Italia oggi è stato diffuso il dato del costo della vita ad aprile, sceso dall'1,6% all'1,2%, toccando i minimi dal 2010.
Dati contrastanti anche dagli Usa che nonostante stia attuando una forte politica di espansione monetaria (lo scorso autunno ha annunciato il terzo piano di quantitative easing in tre anni che prevede l'acquisto di titoli di Stato e titoli legati ai mutui per un controvalore di 85 miliardi di dollari al mese) ha visto scendere i prezzi al consumo nel mese di marzo dello 0,2% su base mensile. Segnale che la crisi che sta vivendo il mondo occidentale è probabilmente più una crisi della domanda che non dell'offerta (di moneta).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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