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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2013 alle ore 08:29.

MILANO - Tutto dipenderà da un eventuale accordo con la famiglia Malacalza. Ma se la mediazione in atto dovesse avere gli effetti sperati, con il via libera al riassetto della filiera Gpi-Camfin, i grandi soci di Pirelli potrebbero decidere di sciogliere anticipatamente il patto parasociale. Secondo quanto si apprende da fonti finanziari, tale ipotesi sarebbe stata già oggetto di una consultazione preliminare tra gli azionisti di spicco della Bicocca.
Chiaramente una decisione in tal senso è ancora prematura, dato che la priorità – è noto – è cercare una difficile intesa con la famiglia genovese partner di Marco Tronchetti Provera in Gpi e in Camfin. L'opzione però esiste ed è concreta.
Il patto Pirelli è stato rinnovato a gennaio scorso per un anno fino al 15 aprile del 2014. L'accordo di sindacato raccoglie il 45,52% del capitale e vede Camfin detenere la quota più rilevante con il 20,32% della società. Seguono Mediobanca, Edizione, Fondiaria Sai, Allianz e le Generali con quote comprese tra il 4,61% e il 4,41%. Quindi ci sono Intesa SanPaolo con l'1,62%, Sinpar con lo 0,63% e Massimo Moratti con lo 0,49%. A gennaio si è arrivati alla scelta di confermare l'intesa per solo dodici mesi dopo una mediazione tra i soci, alcuni dei quali avevano richiesto una maggiore flessibilità. Ridurre la durata del vincolo dai canonici tre anni a uno ha infatti garantito la presenza nel sindacato di alcuni azionisti che avevano qualche perplessità nel confermare l'impegno a immobilizzare i titoli.
Discorso che per motivi diversi riguardava Generali che detiene una quota del 4,41%, Unipol che ha ereditato da FonSai una partecipazione del 4,42% e Allianz, che ha un altro 4,41%. Il complesso riassetto che sta studiando Marco Tronchetti Provera insieme a Intesa Sanpaolo, UniCredit e il fondo di private equity Clessidra rimette però tutto in discussione. Se si dovesse infatti raggiungere un accordo sul prezzo per l'uscita dei Malacalza e, in rapida successione, partisse l'offerta pubblica di acquisto su Camfin e il successivo accorciamento della catena, l'intero assetto proprietario della Bicocca potrebbe essere ripensato. È proprio in questo contesto che, secondo fonti autorevoli, si starebbe studiando anche l'ipotesi di uno scioglimento anticipato degli accordi.
Insomma, la galassia Pirelli potrebbe essere oggetto di una profonda rivoluzione. E le grandi manovre per accelerare tale riassetto e sbloccare lo stallo ai piani alti della catena sono in pieno svolgimento. Al momento non risulta che si sia trovato alcun compromesso con i partner genovesi.
Del resto le posizioni restano distanti tra loro: Tronchetti Provera, come da accordi, punta alla separazione di Camfin con l'attribuzione del 13% della società ai Malacalza come da accordi; da Genova si chiede invece una quota del 7% di Pirelli per uscire dalla galassia Gpi-Camfin. Nei fatti la trattativa è sul prezzo che il fronte ligure, consapevole di essere un tassello chiave per far partire il riassetto, è deciso a massimizzare. Non a caso, la scorsa settimana la famiglia Malacalza ha pubblicamente rifiutato l'invito di un incontro con Tronchetti Provera per cercare la quadratura del cerchio. Gli avvocati delle due parti però sono al lavoro per trovare un compromesso. L'obiettivo ultimo resta quello di superare la situazione di stallo. Il rischio, infatti, è che i tempi per procedere alla ridefinizione degli assetti si rivelino eccessivamente lunghi. La prossima scadenza del patto di sindacato, fissata il 20 luglio, non potrà in alcun modo influenzare l'attuale situazione di impasse, ma di certo potrebbe aprire altre strade finora non percorribili. I tempi per sciogliere la querelle legale, poi, sono ancora incerti: bisognerà attendere prima la sentenza della corte arbitrale, che potrebbe arrivare a settembre, o il completamento della procedura di valorizzazione che potrebbe durare anche 12-14 mesi.
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