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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2013 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2013 alle ore 08:21.

Giornata all'insegna della volatilità per le Borse, con un finale molto nervoso. Il calo di Wall Street ha spinto al ribasso i listini europei, affossando i segnali di ripresa che si erano profilati nella giornata. FTSE MIB perde quasi un punto percentuale, nonostante la buona performance del settore bancario (bene soprattutto Banca Mps, in forte aumento). Fa un po' meglio IBEX 35 , crollano CAC 40 e DAX 30, La maglia nera se l'aggiudica, FT-SE 100 , cedendo con un tonfo di quasi due punti percentuali.

La giornata si era aperta con un altro crollo, quella della Borsa di Tokyo (-3,83%). L'indice NIKKEI 225, a stretto giro dalla diffusione del piano di riforme per ottenere la crescita sostenibile, voluto dal premier Shinzo Abe, ha perso 518,89 punti, attestandosi a quota 13.014,87.

L'assenza di indicazioni dalla Fed sulla prosecuzione del quantitative easing ha pesato su Wall Street. Il Dow Jones ha ceduto l'1,43% a quota 14960,59, il Nasdaq l'1,27% a 3401,48 punti, l'S&P 500 l'1,4% a 1.608,83 punti. Accelera in rialzo, invece, il petrolio: +0,66% a 93,93 dollari al barile. La flessione è il primo feedback alla pubblicazione del dato sull'occupazione nel settore privato americano in maggio.

La crescita, inferiore alle aspettative, è stata accolta come una (pessima) premessa per il rapporto sull'occupazione che sarà diffuso venerdì dal governo americano. In aggiunta, la produttività nel primo trimestre è cresciuta meno delle attese, il costo del lavoro ha registrato la maggiore flessione dal 1947, e gli ordinativi dell'industria (stando ai dati diffusi dal dipartimento del Commercio) sono aumentati dell'1%, contro l'1,6% previsto.

Intanto si profila una seduta interlocutoria alla nuova riunione del Consiglio direttivo della Bce. La maggior parte degli analisti non prevede nell'immediato nuove variazioni sui tassi di interesse, dopo il taglio operato a inizio maggio, anche se vi sono alcuni pareri minoritari che non escludono un'altra riduzione.

Dal mese scorso il principale riferimento sul costo del danaro dell'area euro è stato ridotto al nuovo minimo storico dello 0,50 per cento, con un taglio di 0,25 punti percentuali. E mentre resta irrisolto il problema della mancanza di credito bancario alle imprese medio-piccole, nonostante le abbondanti liquidità che la Bce ha fornito alla banche, il presidente Mario Draghi ha riferito che si è aperto un dibattito anche sull'ipotesi di portare a livelli negativi i tassi sui depositi che l'istituzione custodisce per conto degli istituti di credito.

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