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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 07:04.

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Borse e bond hanno fatto il botto nella prima metà del 2013? Macché, sono (quasi) tutti in rosso - Il bilancio

I prezzi di un'azione dovrebbero riflettere, in tempo reale, la prospettive di utili futuri da parte di un'azienda sulla base delle informazioni disponibili. Informazioni che, nell'attuale prevalente logica del libero mercato e dei mercati perfetti, dovrebbero sincronicamente a disposizione investitori di ogni parte del globo.

Dalla teoria alla pratica ce ne passa però. Perché, a guardare i grafici sull'andamento di singoli titoli e degli indici delle principali piazze finanziarie le prospettive di utili delle aziende quotate (di cui i prezzi dovrebbero essere un riflesso) ballano parecchio. Di mezzo ai fattori endogeni (l'andamento di una società nell'economia reale) ci passano parecchi fattori esogeni che impattano, nel bene e nel male, sulle quotazioni. Tra questi negli ultimi anni l'hanno fatta da padrone le decisioni delle banche centrali, il cui ruolo di registe nell'ultima grande crisi è divenuto via via più nevralgico. Negli ultimi quattro anni i mercati finanziari hanno danzato anche grazie alla liquidità messa in campo dalla Federal Reserve che ha orchestrato tre piani di quantitative easing (iniezione monetaria). A cui ha fatto seguito, dallo scorso aprile, un ambizioso piano analogo messo a punto dalla Banca centrale del Giappone (nell'ambito della politica Abenomics).

La scorsa settimana la Fed ha annunciato che potrebbe porre fine, già entro fine anno, a questo "doping finanziario" innestando il cosiddetto tapering. A quel punto la Fed smetterà di acquistare titoli di Stato e titoli legati ai mutui e arriverà il momento in cui dovrà anche venderli. E quando lo farà non è detto che i tassi (che si muovono in direzione opposta ai prezzi) restino gli stessi. È probabile che salgano, come peraltro hanno già iniziato a fare dato che i mercati hanno lo sguardo lungo e si muovono d'anticipo.

Dal 19 giugno, da quando il governatore della Fed Ben Bernanke ha dato l'annuncio shock sui mercati finanziari i tassi dei Tresaury statunitensi a 10 anni sono balzati di 40 punti base, portandosi al 2,61%. Ma sono saliti anche in Europa i tassi del bond rifugio per eccellenza, il Bund tedesco. Il rendimento dei Bund tedeschi è salito dall'1,55% all'1,84%, 30 punti base in più, oppure il 12%. Per gli amanti delle variazioni percentuali fa ancora più effetto calcolare la variazione dei tassi del Bund da inizio anno alla chiusura di ieri, +38%, che fa il paio al +45% registrato dai tassi pagati dal Tesoro Usa per finanziare il debito a 10 anni. Il primo semestre si chiude in rosso anche per il Tesoro e suoi i BTp, passati dal 4,53% al 4,76% (+5%). Una risalita che arriva nel momento sbagliato dato che in questa settimana sono in asta titoli per un controvalore potenziale da 18,5 miliardi.

Il trend rialzista novembre-maggio
Osservare le fluttazioni di Borsa da novembre ad oggi ci aiuta a capire quanto siano ballerini i mercati finanziari e quanto sia difficile intercettarne i trend. I dati parlano chiaro: dal 15 novembre 2012 al 22 maggio c'è stato un chiaro trend rialzista che ha portato il Nikkei ha salire del 91%, Wall Street del 22% (toccando i massimi storici), la Borsa greca del 28%. Sono saliti tutti i principali listini a doppia cifra. L'unico che ha corso meno è stato il Ftse 100 di Londa (+9%).

Dal 22 maggio il vento è cambiato
Dal 22 maggio è però partita una correzione che - complice il tapering della Fed e adesso le notizie sulla crisi di liquidità tra le banche in Cina, economia peraltro in rallentamento - non sta lasciando spazio nemmeno a una qualche forma di rimbalzo tecnico. Scendono le azioni, scendono i prezzi dei bond (e quindi salgono i rendimenti) e scendono le materie prime (quotazione oro sotto 1.300 dollari).

La novità: scendono sincronicamente Pigs, Bric e Usa
La pericolosa novità di questa inversione al ribasso è che sta coinvolgendo tutti i mercati: Wall Street, Europa e Paesi emergenti. A questo giro la storica decorrelazione tra le aree del pianeta sta saltando. Perché se l'Europa zoppica non se la passano meglio i Brics. E anche gli Usa (il Pil è cresciuto nel 2012 del 3%) rappresentano una forte incognita ora che dovranno abituarsi a correre senza le iniezioni di liquidità della Fed.

Il bilancio di metà anno: quasi tutti i listini sono tornati in passivo
Ed è così che la correzione partita il 22 maggio ha mangiato la corsa della prima parte dell'anno che ha portato Wall Street e Francoforte a toccare i massimi di sempre e i titoli di Stato (compresi quelli periferici) in zona pre-crisi. Adesso, quando si prospetta una estate quantomai volatile a detta degli analisti, il bilancio è cambiato: da inizio anno l'indice Eurostox 50 è in rosso del 4,4%. Piazza Affari cede il 7%, come Madrid. Atene ha bruciato il 15%. È passata in territorio negativo anche Parigi (-1,25%). Resistono solo il DAX 30 tedesco (+1,25%) e il listino britannico (+2,38%).

Oltreoceano Wall Street ha limato i guadagni ma da gennaio è ancora in attivo dell'11%. Meglio di tutti il Nikkei (+25%). E forse non è un caso che si tratta delle Borse dei Paesi che finora hanno stampato più moneta di provare a uscire dalla crisi.

twitter.com/vitolops

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