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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2013 alle ore 13:58.

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L'Eurobond compie mezzo secolo: dalle Autostrade a oggi, un modello per il rilancio dell'economia con le infrastrutture

Il 1° luglio del 1963 Autostrade emetteva il primo Eurobond della storia. Con il ricavato la società ha costruito l'Autostrada del Sole, la prima grande infrastruttura di trasporto su strada in Europa. A 50 anni da quell'evento finanziario il mercato dei corporate bond - fonte alternativa di finanziamento per le imprese al sistema bancario - è profondamente cambiato. Mentre la parola Eurobond ha preso nel tempo tutt'altro significato ed è oggi il simbolo dei problemi di integrazione dell'Unione europea.

L'Eurobond emesso da Autostrade fu anche un esempio di evoluzione finanziaria. Perché il prestito, a dispetto del nome, era denominato in dollari. Una scelta non casuale ma legata al fatto che negli anni '60 gli Usa cambiarono il regime fiscale per gli investitori stranieri incoraggiando i finanziamenti in dollari. Così Autostrade, con l'intento di risparmiare anche un po' di tasse, chiese al mercato un prestito di 15 milioni di dollari, da ripagare in sei anni.

Fu il primo inizio della globalizzazione della finanza e della circolazione trasfrontaliera dei capitali. Da allora i finanziamenti in altre valute sono cresciuti molto e a questo ha contribuito lo sviluppo degli swap, contratti derivati che proteggono dal rischio cambio.

Un po' di anni dopo (1999) arriva l'euro, che ha accelerato il ricorso delle società all'emissione di bond. Tra alti e bassi il mercato è cresciuto molto. Fino all'ultimo massimo. Nella prima metà del 2013 le imprese europee hanno emesso prestiti obbligazionari per 377 miliardi di dollari, record assoluto, più del doppio rispetto alla raccolta dello stesso periodo del 2006.

Ma adesso c'è chi ipotizza che il mercato dei corporate bond possa prendersi una pausa. Dopo le parole del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ha indicato un possibile stop all'aumento della base monetaria, è iniziata una risalita dei tassi su scala globale. Per questo motivo - in attesa di nuovi lumi dalla Fed - molte imprese potrebbero trovare poco conveniente emettere bond in questa fase che le costringerebbe a indebitarsi a tassi più alti.

A questo problema di "breve periodo" se ne aggiunge uno di "medio periodo". Secondo Standard and Poor's nei prossimi anni in Europa le imprese potrebbero far fatica a trovare acquirenti di bond all'interno dell'area, a causa delle debolezze endemiche dell'economia del Vecchio Continente. Un problema di domanda. Per questo motivo potrebbero tornare, dopo 50 anni, a fare quello che fece Autostrade: indebitarsi in dollari.

Un ulteriore stimolo ad appoggiarsi ad altre valute potrebbero averlo molte società europee che operano nella cosiddetta "periferia", l'area in cui, complice lo spread tra i rendimenti obbligazionari nei vari Paesi, il costo di finanziamento è più alto.

Basti pensare che oggi l'Italia paga il 4,6% a 10 anni contro l'1,8% della Germania. Mentre la Spagna paga il 4,8%. Ciò si riflette anche sul merito di credito e sul costo di raccolta delle imprese. Non a caso nei primi sei mesi del 2013 le imprese tedesche e francesi hanno raccolto 102 miliardi di euro dai corporate bond mentre le imprese italiane e spagnole hanno chiesto 31 miliardi (e a tassi nettamente più alti).

Questo tema riporta molti (europeisti e no) ai nuovi Eurobond. Sono sempre legati alla costruzione di infrastrutture (come quello chiesto da Autostrade 50 anni fa). Ma sono un'altra storia.

Di cosa si tratta? Rilanciato per la prima volta dall'economista Alberto Quadro Curzio il tema degli Eurobond è stato ripreso nell'estate 2011 dall'ex premier Romano Prodi sulle pagine del Sole 24 Ore con gli EuroUnionBond, un'evoluzione concettuale degli Eurobond. Come indica lo stesso Quadro Curzio nel libro "Economia oltre la crisi" gli EuroUnionBond sono obbligazioni che dovrebbero essere emesse da un Fondo finanziario europeo preposto.

La grande differenza rispetto ai bond emessi dal Fondo salva-Stati europeo riguarda la garanzia. Gli EuroUnionBond sono garantiti da capitale realmente conferito dai Paesi (e non potenziale come nel fondo salva-Stati). In che modo? Attraverso un mix di riserve auree e azioni di società esistenti o da costruire, specializzate in reti e infrastrutture (tlc, trasporti, etc.).

Nel dettaglio, il capitale reale sarebbe conferito dagli Stati dell'Uem nelle stesse proporzioni che essi hanno in quello della Banca centrale europea. Tenendo conto che:

1) le riserve auree del Sistema europeo di banche centrali (Sebc) sono tra le maggiori al mondo con circa 350 milioni di once per un controvalrore inorno ai 450 miliardi di euro;

2) quanto all'altra componente da conferire al fondo rientrerebbero beni patrimoniali reali e reddituali, nonché capitali in forma di obbligazioni convertibili e di azioni di reti infrastrutturali stimate a valori reali e non a prezzo di mercato sviliti.
Insomma, un mix di oro (riserve) e infrastrutture (azioni di società) per emettere bond da prestare agli Stati in difficoltà, ridare ossigeno all'economia facendola ripartire dalle fondamenta, le infrastrutture appunto.

Un'idea che probabilmente farebbe sparire la minaccia dello spread tra i Paesi europei e non costringerebbe in futuro, a quanto pare, alcune imprese a dove ripiegare a cercar prestiti in altre valute.

twitter.com/vitolops

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