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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2013 alle ore 07:22.

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Giappone, Abe vince le elezioni. Cauta reazione della Borsa di Tokyo

TOKYO - Reazione cauta della Borsa giapponese alla vittoria elettorale del premier Shinzo Abe: dopo un rialzo iniziale, l'indice Nikkei si è assestato intorno alla linea di galleggiamento, con l'indice Nikkei che ha chiuso a +0,47% a 14.658,04 punti. In generale, gli investitori hanno gradito il risultato, ma l'esito era stato già ampiamente scontato dal mercato azionario con un forte recupero del 17% dai minimi di oltre un mese fa e oggi a fare da freno è la debolezza del dollaro, sceso sotto quota 100 sullo yen in relazione a motivi più generali (nuova politica cinese in merito ai tassi sui prestiti, comunicato del G-20 finanziario sulle politiche monetarie).
Di sicuro, tutto appare più semplice per il premier giapponese Shinzo Abe dopo la vittoria elettorale di ieri, ma è adesso che per lui viene il difficile.

I numeri del voto. La coalizione che lo appoggia ha conquistato la maggioranza assoluta anche della Camera Alta, in cui potrà contare su 135 seggi su 242. Il suo partito (liberaldemocratico) ha ottenuto 65 seggi e l'alleato New Komeito 11 (quindi 76 sui 121 in palio) , mentre il Partito Democratico di opposizione è crollato da 44 a 17 seggi. Ad aumentare i consensi nello schieramento anti-Abenomics è stato il Partito Comunista, conquistando 8 seggi e intercettando il voto di protesta tra la crescente disaffezione dei cittadini verso la politica: ha votato solo il 52,6% degli aventi diritto, contro il 57,92% delle elezioni per la camera Alta del 2010.

Tre anni a disposizione. Abe potrà quindi governare con un forte mandato per i prossimi tre anni: è chiamato ad attuare la fase tre della cosiddetta Abenomics, ossia varare riforme di sistema considerate necessarie per porre il Paese su un binario di crescita sostenibile. Ma dopo le relativamente facili fasi uno e due – una politica monetaria ultraespansiva che ha indebolito il cambio dello yen e uno stimolo fiscale – il programma di deregulation sarà di non agevole attuazione per le resistenze interne al suo stesso partito, mentre gli investitori internazionali si attendono modifiche incisive su fronti controversi come una liberalizzazione del mercato del lavoro e un abbattimento della tassazione sulle imprese. Una decisione ardua sarà anche quella di procedere o meno con il previsto aumento dell'Iva (dal 5 al'8% in aprile e l'anno dopo al 10%), che potrebbe far deragliare il momentum economico positivo, mentre il programma di riattivazione di nuove centrali nucleari sarà certamente attuato ma dovrà fare i conti con l'opposizione delle popolazioni locali e i tempi non brevi per le verifiche della corrispondenza alle nuove e più rigide normative di sicurezza.

La benedizione degli ambienti industriali. Gli ambienti industriali hanno salutato con favore quella che identificano come l'avvio di una fase di stabilità politica, consentita dalla fine dell'anomalia di maggioranze parlamentari diverse nei due rami della Dieta. Ma chiedono fermezza e accelerazione sulle politiche per la crescita, oltre a facilitazioni sul piano fiscale. «I prossimi tre anni rappresentano l'ultima occasione per un revival del Giappone», ha dichiarato il presidente della Japan Association od Corporate Executives, Yasuchika Hasegawa. Un passo preliminare importante verso la deregulation avverrà già domani, con il previsto ingresso del Giappone nei negoziati per la Trans-Pacific Partnership (area di libero scambio in definizione, incentrata sugli Stati Uniti).

Ideologia e pragmatismo. L'incognita maggiore, però, riguarda la possibilità che un Abe rafforzato possa diventare più ideologico e meno pragmatico, passando a privilegiare l'attuazione di una agenda politica nazionalista che allarmerebbe i Paesi vicini con implicazioni economiche negative. Comunque il premier non potrà, come desidera, cambiare la costituzione ultrapacifista del paese, visto che i partiti favorevoli non hanno ottenuto i due terzi dei seggi necessari per le modifiche costituzionali. Le sue prime dichiarazioni fanno pensare che l'Abe-pragmatico continuerà a prevalere sull'Abe-ideologo. Si vedrà intorno a metà agosto: se si recherà a visitare il tempio nazionalista Yasukuni, i raporti già tesi con Cina e Corea del Sud peggioreranno ulteriormente, con conseguenze economiche negative.
In sintesi, ora Abe può contare su solide maggioranze in entrambi i rami del parlamento, ma dovrà dimostrare forti capacità di leadership in un contesto difficile, dove ogni scelta ha le sue controindicazioni politiche.

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