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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2013 alle ore 13:20.

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Marino vara il riassetto "soft" delle ex municipalizzate ma su Acea fa dietrofront

In campagna elettorale, ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia. Tanto da presentarsi all'assemblea dei soci, a metà aprile, forte di 20mila euro di azioni (poi cedute peraltro con discreta plusvalenza), per protestare contro la gestione della società e il rinnovo dei vertici deciso dalla giunta Alemanno. Alla fine, però, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dovuto prendere atto che nessuno stravolgimento sarà possibile per Acea, ancorché vagheggiato dall'azionista di maggioranza (il Comune detiene il 51% della società).

Prova ne è la riorganizzazione delle ex municipalizzate appena varata dalla nuova giunta dove, com'era prevedibile, non ci sono riferimenti al gruppo guidato da Paolo Gallo, ingegnere torinese cresciuto alla scuola Fiat e poi passato in Edison ed Edipower, prima di approdare ai vertici dell'azienda romana, di cui è stato anche direttore generale. Le regole contenute nelle quattro pagine licenziate dalla giunta capitolina e trasferite all'assemblea per il definitivo via libera, si applicheranno solo alle società affidatarie in house di servizi pubblici locali o di servizi strumentali. L'obiettivo è uno snellimento complessivo delle poltrone in modo da arrivare, ove possibile, a un amministratore unico o comunque a un cda light, composto da tre o cinque membri.

Nel presentare i contenuti del provvedimento, Marino è anche incorso in un lapsus. «Nel caso di una municipalizzata che provvede a servizi come Zetema, il cda dovrà essere limitato a tre membri. Se invece ha una missione più ampia come Acea i membri dovranno essere 5», ha spiegato il sindaco salvo poi correggere il tiro: il riferimento era ad Atac - dove il cda è decaduto e sono arrivate le dimissioni dell'ad Roberto Diacetti - e non alla società di Piazzale Ostiense. «È evidente - ha chiarito il primo cittadino - che noi in Acea non possiamo intervenire con la stessa metodologia rispetto alle municipalizzate non quotate in Borsa. Acea è un'azienda quotata quindi questo provvedimento non ha nessun impatto diretto su Acea che deve rispondere come è giusto che sia a leggi e regole di mercato».

In verità, però, il riassetto voluto dal sindaco non avrà un impatto rapido nemmeno sulle altre società. Anche perché la modifica degli statuti dovrà prima passare attraverso un'assemblea straordinaria convocata dai board delle singole aziende: le norme licenziate dalla giunta, precisa una fonte vicina al Campidoglio, «sono delle dichiarazioni programmatiche. Spetterà ai singoli cda recepirle, ma non si tratta di un diktat». La stessa delibera stabilisce poi che, con successivi provvedimenti, «siano individuate, rispetto a ogni singola società, in ragione della relativa complessità organizzativa, gestionale e operativa, le modifiche statutarie, finalizzate al rafforzamento del controllo analogo, che individuino attribuzioni e limiti in ordine alle competenze dell'amministratore unico ovvero dei membri del cda per le società gestite da organo collegiale». Tempi lunghi, quindi, per vedere i primi effetti. Senza contare che non sarà comunque facile per il neosindaco far digerire la spending review e la sforbiciata dei board alle ex municipalizzate, da sempre coacervo di interessi economici e politici. Insomma, la rivoluzione di Marino rischia di arenarsi, come quelle che l'hanno preceduta, ancor prima di decollare.

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