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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2013 alle ore 06:44.

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I benchmark americani nelle ultime sedute hanno segnato nuovi record storici, uno dopo l'altro. Ma la spinta non viene certo da prospettive entusiasmanti di sviluppo economico, quanto piuttosto dalla certezza che – almeno per ora e per il prossimo futuro – la Federal reserve continuerà a servire di liquidità i mercati a tassi zero.
Allora c'è da chiedersi se, in un contesto opportunistico come l'attuale, i record inanellati dai listini siano solidi o non rischino di rivelarsi, fra qualche settimana o qualche mese, semplicemente una trappola per i rialzisti, pronta a crollare al primo vento contrario.
Se guardiamo allo scenario macro, come dicevamo, non c'è da crogiolarsi nell'ottimismo. Ma neppure da disperarsi. Secondo uno studio di State Street Global Advisors (Ssga) la crescita globale, rallentata progressivamente negli ultimi due anni, si stabilizzerà al 3,2% nel 2013 e riaccelererà al 3,9% nel 2014. Lo sviluppo delle economie avanzate resterà anemico quest'anno, ma dovrebbe riprendersi un po' il prossimo. Sostanzialmente sotto controllo invece l'inflazione.
In questo contesto le principali banche centrali rimangono estremamente accomodante, con un atteggiamento di fondo che difficilmente cambierà nei prossimi due anni. «Non ci aspettiamo che una banca centrale del G7 possa aumentare i tassi quest'anno, solo la Banca del Canada e la Reserve Bank of Australia potrebbero farlo nel 2014», osserva lo studio di Ssga.
«A fine anno gli indici di Borsa saranno probabilmente un po' più alti che adesso, anche se nel frattempo potrebbero scendere sotto i valori attuali», osserva Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos.
L'economia americana, aggiunge Fugnoli, non sta crescendo molto, ma è vista come molto solida: «La finanza è sana, l'industria va benino, vi è una ripresa del settore edilizio e l'auto è tornata quasi a regime». A livello federale si intravede un'accelerazione del ciclo che dovrebbe confermarsi all'inizio dell'anno prossimo.
Quella sarà la cartina di tornasole della ripresa statunitense che, in un certo senso, sembrerebbe anticipata oggi dal listino. Però, ammette lo stesso Fugnoli, non è che la Borsa americana sia particolarmente "bella" dal punto di vista dell'investitore. «Però le valutazioni medie sono a 14-15 volte gli utili e, pur se non regalate, restano comunque convenienti – dice –. Soprattutto, con l'Europa che continua a far paura, la Cina che è un punto di domanda e i bond fino a tre anni che rendono davvero poco, la scelta azionaria diventa quasi obbligata».
Ovviamente c'è il rischio, in caso di reversal del ciclo, di perdite. «Però – continua Fugnoli – la Fed farà l'impossibile per evitare la recessione, così come peraltro sta tentando di fare la Cina». Quindi, aggiunge lo strategist di Kairos, «non siamo a livello di allarme rosso per la tenuta dei livelli borsistici e non sarei timoroso nell'investire nei grandi mercati azionari e nelle maggiori società».

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