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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2013 alle ore 13:50.

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Quando l'algoritmo impazzisce: le soluzioni allo studio contro l'eccesso di automazione

Un errore di programmazione in un software di trading di Goldman Sachs ieri ha causato ordini involontari di vendita di un mucchio di stock option. I danni sono ancora da calcolare con esattezza, ma le prime stime riportate dal Financial Times parlano di 100 milioni di dollari persi e di un impatto su 400mila contratti che Goldman ha con aziende come JPMorgan, Johnson & Johnson e Kellogg. I sistemi automatici di trading fanno nuove vittime insomma, in un crescendo che sta preoccupando analisti e regolatori di Wall Street e non solo: solo pochi giorni fa un incidente simile era capitato in Cina all'azienda statale di brokeraggio Everbright, che di conseguenza è stata bandita dal trading per tre mesi. L'anno scorso l'incidente software più grave- da 450 milioni di dollari che ha portato vicino alla bancarotta Knight Capital- e anche quello più famoso, relativo allo sbarco di Facebook in borsa.

Quando il software impazzisce
Quanto capitato a Goldman è insomma solo l'ultimo caso di una serie. I dettagli possono variare, ma c'è dietro sempre un software che compie azioni non desiderate dagli utenti nel mercato finanziario, spesso per colpa di errori di programmazioni (bug). Nel caso di Goldman è successo così, a quanto pare. Lunedì aveva usato un software interno che aiuta a determinare i prezzi a cui l'azienda può comprare o vendere le opzioni dei clienti. Il problema si è generato perché il sistema ha trasformato in ordini effettivi questi dati (che erano invece solo preferenze di acquisto o vendita), per di più presentando spesso un prezzo di default di vendita molto più basso di quello di mercato. Tra le piattaforme interessate, quelle gestite dal CBOE, dal Nasdaq OMX e da Nyse Euronext. Goldman si è affrettata a cancellare almeno alcuni di quegli ordini, quindi le stime dei danni sono variabili (analisti citati dal Wall Street Journal parlano di milioni o centinaia di milioni di dollari).

Errori a cascata
"Ogni volta che c'è un software di mezzo, si corre un rischio che qualcosa vada storto", riassume Sang Leeg, dell'azienda di analisi Aite Group di Boston. Il motivo è che negli ultimi 15 anni i mercati finanziari hanno poggiato sempre più su software e sistemi informatici per automatizzare le operazioni: ne consegue infatti una velocità che dà ai trader un vantaggio competitivo, nell'ordine dei millisecondi per ciascun ordine. La conseguenza però è il rischio di una catena di errori a cascata. All'origine in fondo c'è sempre un errore umano: di programmazione del software, per esempio. Ma l'automazione e l'enorme velocità del trading lo amplifica e lo porta alle estreme conseguenze, perché i programmi utilizzano semplici routing statiche di analisi per prendere decisioni. Non si pongono insomma domande, non mettono in discussione la portata delle proprie azioni per trovare errori di fondo, come invece farebbe un essere umano. L'intelligenza umana, a differenza di quella artificiale, è in grado di prendere le distanze da schemi e routine già adottati e così uscire da circoli viziosi di errori basati su un presupposto sbagliato. Un sistema automatico può essere ingannato anche con più facilità. Quest'anno l'account di Twitter dell'Associated Press è stato piratato per inviare notizie di esplosioni alla Casa Bianca. Gli algoritmi sono entrati in fibrillazione causando ordini di vendita a catena, senza lasciare il tempo ai decisori umani di controllare la veridicità delle notizie.

Alla ricerca di soluzioni
Così gli addetti ai lavori cominciano a interrogarsi su possibili soluzioni a questo dilemma: l'eccesso di automazione è necessario per la competizione sulla velocità, ma apre la porta a catastrofi. A luglio i regolatori Usa - la Financial Industry Regulatory Authority (Finra) - hanno mandato lettere a dieci aziende di trading ad alta intensità per esaminare i loro processi di testing e supervisione sugli algoritmi di trading. "E' parte di un nostro piano più ampio di studio sul crescente ruolo della tecnologia nei sistemi borsistici", ha detto una portavoce di Finra. L'anno scorso il Parlamento europeo ha votato un set di regole che potrebbero limitare l'uso di trading ad alta intensità in Europa. E' molto improbabile che gli algoritmi lascino il mondo della Borsa, ma ci sono analisti che spingono per il ritorno a un maggior controllo umano. ""Il mercato degli equity che si fonda su un pilota automatico in veste di algoritmo non fa gli interessi degli azionisti tanto bene come un mercato dominato da manager in carne e ossa", dice Nicholas Colas di ConvergEx Group.
"Io credo però che ormai si è innescata una dipendenza dei trader per l'automazione e la super velocità. Questo percorso, verso il dominio assoluto della tecnologia nel mercato finanziario, si invertirà solo in un caso: se un grande errore informatico causerà danni così gravi da portare gli Stati Uniti in recessione".

Gli altri casi
Nei giorni scorsi sono capitate due cose simili a Everbright: lunedì ha venduto 10 milioni di yuan di bond governativi (circa 1,6 milioni di dollari) applicando una rendita troppo alta; venerdì ha perso 194 milioni di yuan per un acquisto di azioni da miliardi di dollari, sempre per colpa di errori nei sistemi informatici e ha dovuto vendere alcuni asset per coprire le perdite. Il regolatore cinese (China Securities Regulatory Commission) dice che è il primo problema di questo tipo accaduto sul mercato finanziario cinese. Anche la Cina insomma partecipa ora alle gioie e ai dolori dei sistemi automatici che regnano sovrani nel trading.

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