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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2013 alle ore 13:52.

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Ben BernankeBen Bernanke

Le banche centrali tornano in campo dopo la pausa estiva. Questa mattina la Bank of Australia ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 2,5% ma si è detta pronta a nuove manovre a sostegno della crescita che quest'anno dovrebbe essere la migliore tra i Paesi del G7. L'Ocse stima infatti un aumento del Pil per Sidney e dintorni del 2%, meglio dell'1,7% atteso negli Usa, dell'1,6% in Giappone, dell'1,5% in Regno Unito, del +0,7% in Germania, del +0,3% in Francia e del -1,8% dell'Italia (unico Paese fra i primi sette al mondo che dovrebbe vedere arretrare il Pil quest'anno, anche se in un trend in miglioramento).

Ma l'attività delle banche centrali procede senza pause. Domani è attesa la pubblicazione del Beige Book della Federal Reserve che dovrebbe offrire chiari segnali sulle aspettative di una ripresa economica (da cui si attendono conferme venerdì quando verrà comunicato il tasso di disoccupazione seguito molto da vicino in ottica del consiglio delle banche centrali (Fomc) del 17-18 settembre che dovrebbe chiarire le strategie della Fed in chiave tapering (riduzione del piano di stimoli monetari).

Giovedì la palla passa alla Banca centrale europea e alla Bank of England. Come di consueto, ogni primo giovedì del mese si riuniscono i direttivi dei due istituti. Lasceranno i tassi invariati (attualmente fissati allo 0,5%) o c'è da aspettarsi qualche colpo di scena? Secondo la gran parte degli analisti i tassi resteranno ancora fermi anche perché l'inflazione dell'area euro e della Gran Bretagna viaggia sotto il 2% e non rappresenta (secondo quelli che sono i parametri di Bruxelles e l'idelogia di fondo) una minaccia. Sempre stando infatti a quanto comunicato dall'Ocse i prezzi al consumo nella zona Ocse sono saliti, a luglio, dell'1,9% tendenziale (+1,8% a giugno), spinti dalle componenti energetica (+4,5% su anno) e alimentare (+2,2%).

Quanto alla banca centrale europea, però, dovrà fare molta attenzione all'andamento delle banche dell'Eurzona.

«L'area dell'euro resta vulnerabile alle rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e del debito sovrano. Molte banche non sono sufficientemente capitalizzate e sono gravate da crediti inesigibili». Ad affermarlo nel rapporto "Interim Economic Assessment" è l'Ocse evidenziando come «i recenti progressi verso una comune supervisione e i nuovi accordi di risoluzione aiuteranno ma che sono necessarie misure per garantire la credibilità dell'esame della qualità degli asset e degli stress test il prossimo anno e di fornire un adeguato supporto finanziario per colmare le carenze nella capitalizzazione delle banche».

twitter.com/vitolops

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