Record. È la parola più usata per descrivere il successo dei fondi a cedola, trascinatori del risparmio gestito italiano negli ultimi anni. Come dimostra però questa rubrica, anche tali prodotti vanno maneggiati con cura.

C'è il preconto (o commissione di collocamento) di cui ci siamo a più riprese occupati e che consente al distributore di incassare in anticipo le commissioni. E c'è la scadenza predefinita che varia da tre a cinque anni. Chi esce prima paga una salata penalità (commissione d'uscita) soprattutto nel primo anno di sottoscrizione. È su quest'ultimo punto che ci soffermiamo. Secondo i dati di raccolta dei singoli fondi, comunicati ogni mese dalle Sgr italiane (escluso Pioneer, Eurizon Capital e Anima, che da qualche anno non diffondono più i dati puntuali), emerge un singolare fenomeno per due delle maggiori case d'investimento: Aletti-Gestielle e Arca Sgr hanno registrato fuoriuscite significative da alcuni fondi a cedola collocati fra giugno 2011 e novembre 2012, come dimostra la tabella allegata. Ai flussi in uscita fanno da contraltare i record di raccolta di fondi a cedola lanciati di recente sempre da Aletti-Gestielle e Arca. Da qui l'ipotesi: è forse in atto un trasferimento di masse fra prodotti della stessa casa? E con quale motivazione viste le caratteristiche di questi prodotti, con annessa commissione di collocamento/uscita, che provocherebbero forti esborsi per i clienti e doppi guadagni per chi colloca? Un potenziale effetto distorsivo, quindi, che Plus24 aveva già segnalato l'anno scorso (6 ottobre 2012). «Aletti Gestielle offre soluzioni di risparmio che vengono proposte attraverso accordi con reti di collocamento che svolgono in piena autonomia la loro attività – afferma Fabrizio Carenini, direttore commerciale di Aletti Gestielle –. La ragione per cui molti clienti sono usciti in anticipo da tali fondi risiede nelle singole politiche commerciali dei diversi partner».

Il problema della fuoriuscita anticipata quindi esiste e anche in Aletti Gestielle si sono posti l'interrogativo, come conferma Carenini: «Nella nostra Sgr vengono monitorati i flussi relativi ai fondi e, a proposito dei flussi in uscita, già nei mesi scorsi abbiamo provveduto a una richiesta di chiarimento ai principali partner che sono in prevalenza di matrice bancaria. La risposta è stata pressoché unanime: gli ottimi risultati registrati sui nostri fondi hanno determinato tra i risparmiatori la volontà di realizzare i guadagni ottenuti in breve tempo».

Sulla stessa linea Arca: «Solo nel primo trimestre 2013 si sono verificati nel fondo Arca Cedola Bond 2017 Alto Potenziale IV disinvestimenti per circa 350 milioni da parte di clienti che hanno ritenuto opportuno prendere profitto dall'eccezionale performance, consolidando i guadagni e diminuendo l'esposizione ai mercati obbligazionari alla luce della correzione successiva. L'andamento di mercato tra maggio e settembre ha dimostrato come i tassi di interesse fossero ormai giunti ad un punto di minimo e, quindi, i prezzi delle obbligazioni a un punto di massimo. Dopo un anno dalla chiusura del collocamento la performance del fondo è stata pari a circa il 14%». Un guadagno che prima di finire nelle tasche degli investitori è stato però ridotto di circa il 3%, in virtù del meccanismo della commissione di uscita/collocamento tipico dei fondi a cedola, previsto per penalizzare i sottoscrittori che non rispettano gli orizzonti temporali di investimento consigliati dalla Sgr nel prospetto. Da Arca aggiungono: «La funzione interna di compliance in proposito, qualora si verificassero rimborsi non fisiologici subito dopo il collocamento, provvede a segnalare tale anomalia alla funzione di controllo del soggetto collocatore interessato».

Chissà cosa ne pensa Bankitalia che ha autorizzato nel maggio 2012 la commissione di collocamento la quale potrebbe indurre i distributori dei fondi a scadenza predefinita, a spostare i clienti da un fondo all'altro.

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