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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2013 alle ore 09:17.

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Il presidente della Consob, Giuseppe VegasIl presidente della Consob, Giuseppe Vegas

Il governo sta studiando «possibili alternative» alla soglia entro la quale è obbligatorio far scattare una offerta pubblica di acquisto. L'indicazione arriva dal sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti, nel corso di un'audizione in Senato sul caso Telecom. «Sono allo studio possibili alternative, nell'ottica della soglia predeterminata per innovare la norma. Le società potrebbero essere autorizzate a definire per via statutaria la soglia inferiore a quella prevista a superamento della quale» scatterebbe l'obbligo di Opa. Il Senato proporrà un atto di indirizzo al governo per modificare la legge sull'opa che verrà consegnato al presidente del consiglio, enrico letta, quando verrà a riferire alle camere sulla vicenda Telecom.

«Stiamo verificando la possibilità di un atto di indirizzo del Senato» da consegnare al premier Enrico Letta «sui provvedimenti da prendere a tutela del patrimonio produttivo produttivo dell'azienda e degli investitori nelle aziende quotate che oggi sono tagliati fuori dai benefici del controllo per la debolezza della normativa sull'opa», ha spiegato il senatore del Pd, Massimo Mucchetti, presidente della decima commissione Industria, al termine delle audizioni di oggi sul caso Telefonica-Telecom.

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Vegas: nessun obbligo di Opa su Telecom Italia
In un'audizione al Senato, che si è svolta in mattinata, il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha sottolineato che «non c'è, allo stato attuale e con la normativa vigente, un obbligo di Opa di Telefonica su Telecom». Secondo Vegas mancano due condizioni: «che l'operazione comporti l'acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica» e «che Telco detenga più del 30% di Telecom».

La prima condizione, ha osservato Vegas, «non sembra al momento soddisfatta perché gli accordi tra gli azionisti Telco limitano il potere di Telefonica in quanto le azioni
che Telefonica ha acquisito a seguito dell'aumento di capitale riservato (e che portano la sua partecipazione in Telco sopra il 50%) sono private del diritto di voto fino al 1 gennaio 2014 e comunque subordinatamente all'ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust (incluse quelle in Brasile e Argentina)».

La seconda condizione, ha concluso, cioè «la detenzione di più del 30% di
Telecom da parte di Telco, non è soddisfatta perché Telco detiene solo il
22,477% di Telecom e Telefonica non detiene direttamente azioni Telecom».
Quindi la «sua partecipazione complessiva in Telecom, anche al momento in cui
dovesse acquisire il controllo di Telco, sarebbe inferiore al 30%, a meno che non
vengano effettuati ulteriori acquisti».

«L'attuale normativa italiana - ha aggiunto Vegas - lega l'obbligo di Opa al superamento del 30% del capitale con diritto di voto, indipendentemente dal fatto
che alla partecipazione acquisita corrisponda una situazione di controllo della società quotata», ha spiegato, aggiungendo che un eventuale modifica della legislazione
sull'obbligo di Opa «necessiterebbe di un intervento legislativo».

In Borsa apertura debole per il titolo: le azioni Telecom Italia perdono il 2%
fra scambi molto intensi: in meno di dieci minuti di contrattazioni sono passate di mano oltre 20 milioni di azioni del gruppo delle Tlc contro una media quotidiana prima della
crescita di Telefonica in Telco poco superiore ai 100 milioni di «pezzi».

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