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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 19:54.

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La crisi politica metterà in tensione lo spread da domani mattina ma non sono previsti per ora dai traders scenari apocalittici come quelli del novembre 2011 e del luglio 2012: perchè gli scudi anti-spread attenuano gli shock, perchè i titoli di Stato italiani sono detenuti soprattutto da italiani e perchè c'è la speranza che superata questa crisi politica l'italia tornerà a essere governata da un Esecutivo forte. Se invece lo stallo politico dovesse protrarsi e arrivare al caos politico, anche gli scudi anti-spread inizierebbero a perdere il loro potere deterrente.

Lo spread, il differenziale tra il rendimento dei BTp decennali e i Bund tedeschi, misura il gradimento del rischio-Italia sui mercati e al tempo stesso viene influenzato negativamente dal contagio delle crisi di debito degli altri, che sia quella greca o in questi giorni quella americana. Lo spread, che venerdì ha chiuso a un livello non altissimo a 265 punti ( contro il massimo di 575 toccato nel novembre 2011), riflette abbastanza fedelmente gli umori dei creditori nei confronti di un'Italia superindebitata, che deve pagare tra gli 80 e i 90 miliardi di interessi l'anno e rimborsare puntualmente e integralmente oltre 400 miliardi di titoli di Stato che scadono annualmente su uno stock in circolazione pari a 1.715 miliardi. Tanto più il Pil italiano cresce e il debito pubblico cala, tanto più affidabile è lo Stato sui mercati e dunque lo spread si stringe. Viceversa, in tempi di recessione e di aumento dello stock del debito, lo spread tende ad ampliarsi. La crisi politica, nel momento in cui mette a rischio la fiducia di consumatori e investitori, frena la crescita economica e fa vacillare il rigore nei conti pubblici su deficit e debito, impatta sullo spread negativamente: aumentano i rendimenti dei titoli di Stato italiani in misura maggiore rispetto ai tassi tedeschi che in questi giorni, tra l'altro, tendono a scendere invece di salire.

Lunedì, se i mercati vedranno un'Italia ancora politicamente allo sbando, lo spread si potrebbe allargare vistosamente: c'è chi lo vedeva già ieri sera a quota 300. Un salto di 35 punti già domani sarebbe preoccupante perchè, in caso di mancate schiarite politiche, dopo quota 300 lo spread inizierebbe a puntare a un'altra soglia, quella dei 350 punti. Barclays, in una nota diramata questa sera, comunque ritiene che non vi saranno vendite massicce di BTp nel caso di elezioni all'inizio del 2014 con un nuovo sistema elettorale. I rendimenti dei BTp decennali hanno oscillato quest'anno entro una forchetta stretta, tra il 4% e il 4,5% con un picco temporaneo di 4,90% e un minimo toccato al 3,75%. Lo spread BTp/Bund ha resistito all'instabilità politica data dalle elezioni. In aggiunta, le aste e i rimborsi di titoli in scadenza (a medio lungo 38 miliardi) entro fine anno hanno ammontari gestibili. Gli scudi anti-spread, compreso quello della Bce, e il fatto che i titoli di Stato italiani sono detenuti principalmente dagli italiani riducono le oscillazioni dello spread.Salvo crisi politica perdurante e irrisolta.
Di fattori mitiganti, capaci di frenare in questa fase l'impennata dello spread, ve ne sono diversi: la certezza di convocazione delle elezioni solo dopo il varo della riforma del sistema elettorale; l'approvazione in parlamento della Legge di Stabilità con il rispetto del target del 3% del deficit/Pil; nessuna marcia indietro sulle riforme strutturali già impostate e avviate; la soluzione del problema del tetto del debito pubblico americano; il ridimensionamento del potere destabilizzante di Silvio Berlusconi.

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