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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 23:03.

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Una storia che però non inizia oggi
La vicenda dei derivati del comune di Verona non è però iniziata oggi. Già nel 2010 la Procura stava indagando su questi derivati (nei quali era interessata marginalmente anche UniCredit che nel maggio scorso ha però raggiunto un accordo extragiudiziale con il Comune) ma probabilmente la allora scarsa sensibilità su più "fronti" su questo tema aveva portato l'allora sostituto procuratore ad archiviare il caso. Caso, appunto, "riaperto" oggi dal sostituto procuratore veneto Giulia Labia che ha disposto il sequestro preventivo.

La struttura del derivato
A quanto ricostruito da «Plus24» già il 13 novembre del 2010, se non fosse per i 15 milioni di costi occulti adesso contestati dalla procura, il derivato sottoscritto dal comune di Verona con Merrill Lynch avrebbe di per sè una "struttura" accettabile. Certo, la presenza nel contratto di un Credit default swap (non pagato al Comune) e il fatto che i soldi versati semestralmente dal l'ente locale vanno direttamente nelle casse della banca americana (esponendo l'ente locale veneto a un eventuale crack dell'istituto Usa, non ipotizzabile al momento ma evitato nel caldo autunno del 2008 con l'acquisizione da parte di Bank of America) le cose peggiorano.

Inoltre, le caratteristiche del derivato sottoscritto dal municipio veneto, richiamano quelle dello swap del Comune di Milano il cui processo di appello inizierà il 30 gennaio 2014 (qui i costi occulti contestati dalla Procura sono stati di 100 milioni e in primo grado ci sono state condanne per truffa aggravata nei confronti del municipio meneghino).

Ma come si arriva allo swap del 2007?
A ottobre del 2006 l'ente locale annuncia l'emissione di un prestito obbligazionario per 256,8 milioni della durata ventennale: ai sottoscrittori il Comune garantisce una cedola semestrale (l'Euribor a sei mesi maggiorato dello 0,13%) e il rimborso del capitale in unica rata a scadenza (bullet). La normativa, per non far gravare il rimborso dell'intero capitale sulle future amministrazioni, impone però all'ente di trasformare il prestito da bullet in amortizing attraverso la sottoscrizione di un "nuovo" derivato. Perché "nuovo"?

Perché nel maggio del 2002 il comune aveva già fatto ricorso a due swap sottoscritti con Dexia Crediop (nozionale di 46 milioni e scadenza nel 2012) che ad aprile 2007 avevano un valore di mercato negativo per Verona di 684mila euro. Così, alla luce di questa perdita potenziale e del prestito obbligazionario da trasformare, viene strutturato un unico derivato; quello del 2007, appunto, con Merrill Lynch (che versa nella casse di Dexia Crediop i 684mila euro) e UniCredit (che, come detto sopra, a maggio scorso ha raggiunto un accordo extragiudiziale con l'ente).

Perché i costi occulti rendono la situazione negativa?
Le più importanti criticità di questo derivato sono rappresentate dai costi occulti e dalla mancata convenienza economica al momento della ristrutturazione. In che senso? Nel senso che, fermo restando l'impianto generale dello swap, se fosse stata prevista dalla banca una commissione "non spropositata", il derivato poteva prevedere l'annullamento dello spread pagato dal comune sull'Euribor a sei mesi e il pagamento meno oneroso da parte dell'ente di cap e floor. Insomma, l'incidenza dei costi impliciti si sarebbe tradotta non in un pagamento all'atto della stipula di una somma di denaro versata dal Comune a favore delle banche, ma in una struttura "collar" meno efficiente.

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